Dalla Gazzetta di Modena del 4 dicembre 2009
A Pavullo le armi chimiche del Duce
Base segreta all'aeroporto durante il regime fascista: la vicenda svelata nel libro »Veleni di Stato«PAVULLO. Un capitolo inedito della nostra storia durante il fascismo: il libro »Veleni di Stato« del giornalista de L'Espresso Gianluca Di Feo, appena uscito, svela come Pavullo, negli anni fra le due guerre mondiali, sia stata una base ultra segreta per le armi chimiche.
Era una base segretissima, tenuta nascosta persino ai vertici delle altre Forze Armate. Ma non all'intelligence britannica, che per oltre un decennio, l'ha spiata cercando di carpire informazioni sugli ordigni più pericolosi mai prodotti in Italia.
Perchè a Pavullo, nell'aeroporto modenese con le piste più alte d'Italia, l'Aeronautica militare aveva concentrato le ricerche sulle armi chimiche più potenti, decidendo di portare avanti la sperimentazione su composti assassini ancora più micidiali di quelli adottati dagli altri comandi. E ha continuato a costruire bombe con testate al gas anche durante l'occupazione tedesca, fino all'inizio del 1945. Senza che nessuno in Italia lo venisse a sapere.
La vicenda dell'impianto modenese è stata ricostruita per la prima volta da Gianluca Di Feo, giornalista de L'Espresso, nel volume »Veleni di Stato« appena pubblicato da Bur Rizzoli sulla base dei documenti inediti scoperti nei National Archives di Londra.
Gli agenti di Sua Maestà hanno sempre tenuto d'occhio la struttura segreta di Pavullo perchè temevano che vi venissero prodotte armi ancora più sofisticate dei gas letali usati dal regime in Libia ed Etiopia. Dal 1925, infatti, per ordine di Benito Mussolini, tutte le attività sulle armi chimiche (che all'epoca avevano la stessa importanza strategica delle bombe atomiche durante la Guerra Fredda) erano state concentrate in un comando unico con quartiere generale a Roma: il Servizio chimico militare, che univa i migliori esperti delle tre Forze Armate e pool di professori universitari di almeno quattro atenei: Roma, Firenze, Napoli, Pavia.
Marina e Aeronautica però mantennero delle strutture sperimentali autonome a Taranto e, appunto, a Pavullo: una base, quella modenese, scelta proprio per la sua posizione isolata che diminuiva il rischio di incidenti e di spionaggio. Una precauzione inutile, perché i documenti dei National Archives dimostrano che l'intelligence britannico aveva informatori di primo piano all'interno dell'Arma azzurra. Che forniscono informazioni preoccupanti.
L'Aeronautica infatti insisteva per la realizzazione di un gas ancora più potente di quelli adottati dal comando interforze: si tratta della Lewisite, inventato in un'università cattolica degli Stati Uniti: un composto che uccide attaccando i polmoni e viene assorbito dall'organismo anche attraverso la pelle. In pratica, solo una tuta protettiva completa garantisce la sopravvivenza di chi viene colpito dalla Lewisite. Inoltre resta attiva a lungo sul terreno dove è stata cosparsa, anche una settimana, ed è molto resistente all'effetto dellacqua. Ed è, cosa fondamentale per valutarne gli effetti ambientali, un composto a base di arsenico.
Secondo gli inglesi, il Servizio chimico centrale decide di abbandonare gli studi su questa pozione letale: ritengono che i risultati della sperimentazione siano insoddisfacenti e che la produzione su larga scala abbia costi troppo alti. L'Aeronautica invece insiste e mantiene i test a Pavullo sulla nuova sostanza, che viene prodotta lì in piccola quantità dal 1933: poche tonnellate, inserite in testate di grandi bombe aeree modello C500T.
Nelle informative britanniche si riferisce di esplosioni ed incidenti durante la lavorazioni, che vengono risolti grazie ai suggerimenti del professor Contardi, uno dei migliori esperti chimici dell'epoca.
Nel 1937 venne sperimentata una miscela chiamata Lewisite H mescolando la sostanza letale con un venti per cento di olio d'oliva, al fine di prolungarne l'effetto sul terreno e sulle persone: lo stesso principio adottato dagli Alleati per inventare il napalm. All'inizio della Seconda guerra mondiale, le ricerche vengono sospese e l'impianto si dedica a distillare gas più semplici in vista di un possibile impiego bellico: armi pur sempre micidiali, perché basate su composti di arsenico. Venivano poi mescolate con l'iprite creando un cocktail mostruoso chiamato I-FDA, che superava le maschere antigas attaccando la pelle con piaghe incurabili e si infiltava nell'organismo. Dopo l'8 settembre 1943 la base fu occupata dai tedeschi, che secondo i dossier britannici vi avrebbero proseguito la produzione dei veleni. E hanno fatto saltare in aria gran parte delle strutture, la scuola di volo a vela, gli impianti per la costruzione di alianti e i laboratori chimici prima di ritirarsi nel 1945. Da allora sulle ricerche di Pavullo è calato il silenzio. Negli archivi italiani non c'è traccia. E nessuno è mai andato a vedere se l'attività chimica ha lasciato una qualche forma di inquinamento ambientale nei terreni dell'aeroporto: l'arsenico in genere si mantiene nel terreno per periodi lunghissimi.
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