lunedì 30 maggio 2011

ESCURSIONI PARTIGIANE 2011: 2 giugno "Dov'è nata la Repubblica Italiana"


Associazione Linea Gotica
Alta Emilia

ESCURSIONI PARTIGIANE 2011

Giovedì 2 Giugno ore 9.30
Parco Monte Fuso
Dov'è nata la Repubblica Italiana
Sui sentieri dei partigiani per conoscere le genti e le storie che hanno creato la Repubblica Italiana
Al pomeriggio visita al Museo della Resistenza di Sasso

PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI:
Giovanni Bosi cell. 338.4336671
giovannidellaverrucola@hotmail.it


Le escursioni sono a pagamento:
adulti € 10,00; ragazzi dagli 11 ai 17 anni € 5,00; ragazzi fino a 10 anni gratuito.

Lo storico: tutti i dossier sulle stragi naziste occultati nell'Armadio della vergogna


Il Messaggero.it - Lunedì 30 Maggio 2011 - 14:06
Fr.Nu

Lo storico: tutti i dossier sulle stragi naziste occultati nell'Armadio della vergogna


ROMA - E’ lo storico Marcello Pezzetti, direttore del futuro Museo della Shoah di Roma (entro l’autunno la gara d’appalto, entro l’anno il via ai lavori a Villa Torlonia, promette), a tirare fuori l’annosa questione dell’Armadio della vergogna. «Il problema è che quando la Germania nel ’64 chiese a tutti i Paesi di fornire la documentazione per dare il via ai processi contro i criminali nazisti, l’Italia non fornì un bel niente perché era tutto chiuso lì dentro».

Trattasi di un armadio della Procura militare di palazzo Cesi a Roma, contenente 695 dossier sui crimini di guerra commessi durante l’occupazione nazifascista, dall’eccidio di Sant’Anna di Stazzema alle Fosse Ardeatine. A trovarlo, girato contro un muro, fu nel 1994 il procuratore militare Intelisano che si stava occupando del processo contro l’ex SS Erich Priebke. «I primi processi in Italia vengono fatti nel ’45 con gli inglesi e gli americani, vengono istituite le corti straordinarie d’Assise per punire i collaborazionisti italiani. Ma nel ’46 c’è l’amnistia di Togliatti. Vengono processati Kappler, Reder e pochi altri. Bisogna aspettare il 1994 perché Intelisano scopra nel famoso Armadio della vergogna i documenti che erano stati occultati. Provvisoriamente dal 1960». «Perché questo patto di silenzio - si chiede Pezzetti - su un episodio tra i più rovinosi per la giustizia italiana? Perché così non si parlò dei crimini italiani commessi fuori dai nostri confini, dai Balcani alla Grecia. Ma così l’Italia i conti con il passato non li ha mai fatti».

La Germania rifiuta i mandati di arresto per 17 nazisti autori di eccidi in Italia


Il Messaggero.it - Lunedì 30 Maggio 2011 - 14:06

La Germania rifiuta i mandati di arresto per 17 nazisti autori di eccidi in Italia


Si tratta di criminali di guerra ultraottantenni condannati per diverse stragi, da Marzabotto a Sant'Anna di Stazzema

di Cristiana Mangani
ROMA - La Germania respinge al mittente diciassette mandati di arresto europeo nei confronti di altrettanti ex criminali di guerra nazisti condannati con sentenze definitive all’ergastolo. Nonostante esista un accordo recepito con una legge nel 2005, i nostri cugini del Nord si sono rifiutati di consegnare all’Italia i militari del Terzo Reich, lasciandoli liberi di vivere nelle loro case in terra tedesca, e qualcuno anche in Austria.
I mandati d’arresto non sono stati accettati, così come non hanno avuto esito le successive richieste di far scontare le pene nel loro Paese. Eppure tra questi ex criminali di guerra, tutti ultraottantenni e molti quasi centenari, vi sono i responsabili di alcuni dei peggiori eccidi compiuti nel corso della seconda guerra mondiale. Non è bastato, però, a convincere i tedeschi a consegnarceli, e uguale risposta è arrivata dall’Austria, dove alcuni dei condannati sono nati. La decisione non può che apparire strana, soprattutto perché in altri casi il comportamento della Germania è stato diverso. Basti pensare a Rudy Guede, l’ivoriano fermato a Wiesbaden per l’omicidio di Meredith Kercher. Ci è stato rimandato in Italia in tempi rapidissimi. Altrettanto è successo con gli autori della strage di Duisburg.
La procura militare sta tentando tutte le strade possibili per ottenere l’esecuzione del mandato di arresto europeo, ma davanti a un blocco così totale, rimane solo una mediazione di tipo politico. «La questione risale a tre anni fa circa - spiega Marco De Paolis, capo della procura militare, l’ufficio giudiziario attualmente competente per la stragrande maggioranza di questi procedimenti - Man mano che venivano emesse le condanne noi chiedevamo che venisse eseguito il mandato di arresto europeo. I nostri interlocutori sono stati nove, perché i condannati vivono nei vari land ma, pur nella varietà dei territori, si sono trovati tutti d’accordo nel non consegnarli, appellandosi alla loro Costituzione e al sistema della contumacia che non è previsto nel loro paese. La stessa cosa ha fatto l’Austria. A questo punto abbiamo chiesto a loro stessi di eseguire la pena all’estero. Ma non abbiamo ottenuto alcuna risposta».
De Paolis ha istruito buona parte dei processi che hanno avuto inizio da metà degli anni ’90, dopo la scoperta del cosiddetto «armadio della vergogna» (dove furono occultati centinaia di fascicoli di indagine). E lo ha fatto quando era procuratore militare della Spezia.
In particolare, sono otto i condannati all’ergastolo dalla Cassazione per la strage di Sant’Anna di Stazzema (560 vittime) che sono ancora in vita e non scontano la pena; tre quelli per Marzabotto (770); uno per gli eccidi di Civitella Val di Chiana, Cornia e San Pancrazio (244); uno per Branzolino e San Tomè (10), uno per la Certosa di Farneta (oltre 60 morti) e uno per Falzano di Cortona (16 i civili trucidati). Solo un secondo condannato all’ergastolo per quest’ultima strage, Josef Scheungraber, di 93 anni, è finito in prigione, soltanto perché è stato condannato anche in Germania per quell’eccidio. Per tutti gli altri la magistratura militare ha emesso nel tempo i relativi mandati che i tedeschi hanno rifiutato (solo in un caso si è ancora in attesa di risposta). I giudici con le stellette hanno quindi inoltrato al ministero della Giustizia la richiesta di esecuzione della pena oltre confine, e a tutt’oggi non hanno ricevuto alcuna risposta. In tutto questo non si sa nemmeno se sia il governo tedesco che deve ancora pronunciarsi, oppure se è quello italiano che non ha mai inoltrato l’istanza alla Germania.
Solo per due dei condannati dalla Cassazione al carcere a vita - ritenuti responsabili delle stragi compiute nell’agosto ’44 nel comune toscano di Fivizzano, dove furono trucidate complessivamente 346 persone, in maggioranza donne e bambini - il pubblico ministero non ha ancora spiccato il mandato di cattura europeo in attesa che diventi irrevocabile la condanna anche per altri due coimputati. È difficile, però, che la Germania adotti una decisione diversa dalle precedenti.

Stragi naziste, 17 ergastolani non scontano la pena


La Stampa - Esteri 29/05/2011 - IL CASO

Stragi naziste, 17 ergastolani non scontano la pena


Molti sono ancora vivi ma non hanno mai pagato per gli eccidi commessi in Italia. Nonostante i mandati d'arresto, la Germania ha sempre rifiutato la consegna

ROMA
Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Civitella Val di Chiana: tutte località tragicamente segnate dalla lunga scia di sangue che nella Seconda guerra mondiale accompagnò la «ritirata del terrore» delle truppe naziste dal nord al sud dell’Italia. Si calcola che furono circa 400 gli eccidi compiuti, per un totale di circa 15.000 vittime innocenti. I responsabili, rimasti impuniti per decenni, sono oggi in gran parte deceduti. Ma non tutti. Diciassette di loro, condannati dalla Cassazione in via definitiva all’ergastolo, continuano a vivere tranquillamente nelle loro case in Germania: questo perchè i mandati di arresto europeo nei loro confronti sono stati respinti al mittente (solo in due casi gli ordini di cattura non sono stati ancora emessi), così come non hanno avuto esito i successivi tentativi dei magistrati di far scontare le pene nel loro Paese.
Il dato è stato confermato all’ANSA dal capo della procura militare di Roma, Marco De Paolis, l’ufficio giudiziario attualmente competente per la stragrande maggioranza di questi procedimenti. Processi che lo stesso magistrato ha in buona parte istruito a partire da metà degli anni ’90, dopo la scoperta del cosiddetto «armadio della vergogna», quando era procuratore militare della Spezia (ufficio poi soppresso). Tra questi ex criminali di guerra, oggi tutti ultraottantenni e alcuni quasi centenari, vi sono i responsabili di alcuni dei peggiori eccidi compiuti nel corso della seconda guerra mondiale. In particolare, sono otto i condannati all’ergastolo dalla Cassazione per la strage di Sant’Anna di Stazzema (560 vittime) che sono ancora in vita e non scontano la pena; tre quelli per Marzabotto (770); uno per gli eccidi di Civitella Val di Chiana, Cornia e San Pancrazio (244); uno per Branzolino e San Tomè (10), uno per la Certosa di Farneta (oltre 60 morti) e uno per Falzano di Cortona (16 i civili trucidati). Solo un secondo condannato all’ergastolo per quest’ultima strage, Josef Scheungraber, di 93 anni, è finito in prigione, ma soltanto perchè è stato condannato anche in Germania per quell’eccidio.
Per tutti i condannati definitivi la magistratura militare ha emesso nel tempo i relativi mandati di arresto europeo, ma la Germania ha sempre rifiutato la consegna (solo in un caso si è ancora in attesa di risposta). I giudici con le stellette hanno quindi giocato la sola carta rimasta, inoltrando al ministero della Giustizia la richiesta di esecuzione della pena in Germania, ma a tutt’oggi non hanno ricevuto alcuna risposta. Di queste loro istanze si sono perse le tracce e allo stato non si sa nemmeno se sia il governo tedesco che deve ancora pronunciarsi, oppure - come sembrerebbe, stando ad indiscrezioni che però non è stato possibile verificare - se è quello italiano che non ha mai inoltrato l’istanza alla Germania. Solo per due dei condannati dalla Cassazione al carcere a vita - ritenuti responsabili delle stragi compiute nell’agosto ’44 nel comune toscano di Fivizzano, dove furono trucidate complessivamente 346 persone, in maggioranza donne e bambini - il pubblico ministero non ha ancora spiccato il mandato di cattura europeo in attesa che diventi irrevocabile la condanna anche per altri due coimputati. Ma è difficile che la Germania adotti una decisione diversa dalle precedenti.

venerdì 27 maggio 2011

La Maceglia, l'alba della Libertà (DVD)


E' pronto il Dvd

La Maceglia, L'alba della Libertà
Storia di una battaglia dietro la Linea Gotica


DVD, Associazione Linea Gotica - Officina della Memoria, 2011

Regia di Sergio Mariotti

Col contributo di
Comune di San Marcello Pistoiese
Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Pistoia
Banca di Credito Cooperativo Montagna Pistoiese di Maresca

Durata: 23 minuti

giovedì 26 maggio 2011

Strage di Fucecchio, ergastolo a 3 ex nazisti novantenni


Dall'ANSA del 25 maggio 2011

Strage di Fucecchio, ergastolo a 3 ex nazisti novantenni
Furono 184 le vittime civili. Anche la Germania condannata ad un maxi risarcimento

di Vincenzo Sinapi

ROMA - Ergastolo a tre ex nazisti oggi novantenni e maxi-risarcimento del danno - circa 14 milioni, solo di provvisionale - anche a carico della Repubblica federale di Germania, ritenuta ''responsabile civile''. E' la sentenza con cui, a 67 anni dai fatti, il tribunale militare di Roma mette la parola fine all'inchiesta per la strage del Padule di Fucecchio, in Toscana, dove nell'agosto '44 vennero trucidati 184 civili, in gran parte anziani, donne e bambini. Uno dei peggiori eccidi compiuti dai nazisti in Italia durante la seconda guerra mondiale. Gli imputati - tutti contumaci - sono l'ex capitano Ernst Pistor, di 91 anni; l'ex maresciallo Fritz Jauss, di 94, e l'ex sergente Johan Robert Riss, di 88, all'epoca appartenenti a diversi reparti della 26/a divisione corazzata dell'esercito tedesco (un quarto, l'ex tenente Gherard Deissmann, e' morto a cento anni nelle more del processo). Secondo l'accusa - sostenuta dal procuratore militare di Roma Marco De Paolis, il magistrato che sei anni fa avvio' le indagini quando era capo della procura della Spezia - i quattro avrebbero ''contribuito a causare la morte'' di 184 persone ''che non prendevano parte ad operazioni belliche'': 94 uomini (soprattutto anziani), 63 donne e 27 bambini, tra cui anche alcuni neonati. Come ha sottolineato il pm, richiamando quanto detto nel corso del processo dallo storico Paolo Pezzino, non fu una semplice rappresaglia, ma ''un'operazione di desertificazione totale''. Tra le 5 del mattino e le 2 del pomeriggio del 23 agosto 1944, undici giorni dopo la strage di Sant'Anna di Stazzema, soldati della 26/a divisione corazzata dell'esercito tedesco, in particolare gli 'esploratori' del 26/o Reparto agli ordini del capitano Josef Strauch, batterono uno per uno i casolari della zona, a cavallo tra le province di Firenze e Pistoia, sembra alla ricerca di partigiani, trovandovi pero' solo famiglie di contadini e numerosi sfollati in fuga dai bombardamenti. I nazisti uccisero senza pieta' tutte le persone che trovarono, in una carneficina che non risparmio' nessuno. I quattro imputati, in concorso con altri ex militari delle forze armate tedesche non identificati o gia' morti, sono accusati di aver compiuto l'eccidio, con le aggravanti, tra l'altro, dei motivi abietti, della premeditazione e di aver compiuto il fatto con sevizie e crudelta'. Aggravanti tutte riconosciute oggi dal Tribunale. A comandare la squadra che si sarebbe macchiata di gran parte dei crimini, in particolare, sarebbe stato il maresciallo Jauss. Tutte le uccisioni sono avvenute ''a sangue freddo, non in combattimento, guardando negli occhi donne e bambini innocenti'', ha detto il procuratore De Paolis nel corso della requisitoria, sottolineando che gli imputati hanno ''sempre mostrato totale disinteresse per le vittime: l'occasione poteva essere questo processo, ma da parte loro mai una parola. Nulla, solo un vergognoso silenzio''. ''Speriamo solo - ha aggiunto De Paolis, subito dopo la condanna - che se la sentenza verra' confermata in Cassazione, ci sia la possibilita' di far scontare la pena, almeno in Germania''. Il magistrato, che conosce bene i precedenti di altre condanne, non si fa comunque troppe illusioni. Cosi' come non se le fanno i parenti delle vittime: ''sapevamo fin dall'inizio che non avrebbero mai fatto neanche mezz'ora di carcere. Ma questo non importa'', dice Rinaldo Vanni, sindaco di Monsummano Terme, una delle 9 amministrazioni comunali della zona che si sono costituite parti civili, stasera nell'aula del tribunale indossando la fascia tricolore. ''Oggi finalmente e' stata fatta giustizia e anche se la sentenza arriva a 67 anni dai fatti, c'e' comunque la soddisfazione di vedere riconosciuta l'affermazione di una precisa responsabilita' penale in capo agli imputati e allo stesso esercito tedesco''. E proprio in questo senso va la decisione del Tribunale di condannare al risarcimento del danno, ''in solido'', sia i tre ex militari sia la Repubblica federale di Germania. Un risarcimento che verra' liquidato ''in separata sede'', ma che gia' prevede una provvisionale ''immediatamente esecutiva'' milionaria: 13 milioni e mezzo di euro ai 32 parenti delle vittime (da un minimo di 80 mila euro a un massimo di 710 mila a parente) e circa mezzo milione alle amministrazioni comunali, alla Regione Toscana e alla Provincia di Pistoia costuitesi parti civili, insieme alla presidenza del Consiglio. ''Individuare la Repubblica Federale di Germania quale responsabile civile in questi processi - osserva il procuratore De Paolis - e' un principio che si sta affermando e, a nostro avviso, e' un fatto positivo''.

mercoledì 25 maggio 2011

Processo strage di Monchio, le richieste delle parti civili


Da Sassuolo2000 del 23 maggio 2011

Processo strage di Monchio, le richieste delle parti civili

Per le parti civili sono cinque, tre in più rispetto alle richieste dei pubblici ministeri, gli ergastoli da comminare per la strage di Monchio, Costrignano e Susano compiuta dai nazisti della divisione “Herman Goehring” il 18 marzo del 1944, con 140 morti accertati nel modenese. L’estensione delle pene è stata proposta lunedì 23 maggio con un’arringa di oltre sette ore, alla presenza di oltre 200 persone tra parenti delle vittime e rappresentanti delle istituzioni, dall’avvocato Andrea Speranzoni che nel processo in corso al Tribunale militare di Verona rappresenta i familiari delle vittime, l’Anpi e diverse istituzioni tra le quali la Provincia di Modena, il Comune di Palagano e la Regione Emilia Romagna.
Oltre all’ergastolo per Ferdinand Osterhaus, 93 anni, all’epoca sottotenente, e per il caporale Alfred Lühmann, 86, già chiesto dai pm Luca Sergio e Bruno Bruni, le parti civili hanno proposto la stessa pena anche per Helmut Odenwald, 91 anni, capitano, comandante della decima batteria artiglieria contraerea; Wilhelm Karl Stark, 90 anni, sergente, comandante di squadra della terza compagnia, e Fritz Olberg, 89 anni, sottotenente, comandante di plotone della terza compagnia.
«Abbiamo esposto – sottolinea l’avvocato Speranzoni – il quadro indiziario relativo a ogni imputato e ripercorso tutti i fatti ricostruendo la dinamica degli eccidi. Ora ci auguriamo che il tribunale riconosca le prove esposte come idonee a condannare gli imputati. Abbiamo chiesto anche un risarcimento di due milioni di euro per la Provincia di Modena e dai 250 mila euro al milione per ognuna delle 85 parti civili».
Gli imputati per la strage di Monchio erano complessivamente nove: due sono scomparsi nei mesi scorsi (Günther Heinroth e Horst Günther Gabriel), gli altri due sono Erich Koeppe, 91 anni, tenente dello Stato maggiore del III reparto della Goehring, e Hans Georg Karl Winkler, 89 anni, sottotenente, comandante della quarta compagnia.
Per tutti e sette, comunque, i pubblici ministeri hanno chiesto l’ergastolo per altre stragi nel ’44 a Cervarolo nel reggiano e a Vallucciole ad Arezzo.
Le arringhe dei difensori degli imputati sono previste tra il 7 e l’8 giugno, mentre la sentenza potrebbe essere pronunciata nell’udienza in programma il 22 giugno.

sabato 21 maggio 2011

Chiesti due ergastoli per la strage di Monchio


Da "La Repubblica - Bologna" del 21 maggio 2011

"Due ergastoli per la strage di Monchio"
Le richieste del pm al processo di Verona


Dopo cinque ore di requisitoria l'accusa ha chiesto il carcere a vita per i responsabili dell'eccidio nazista sull'Appennino modenese nel '44, che causò 136 morti. Stessa pena per gli autori della strage di Ceravolo. La sentenza è attesa per il 22 giugno

C’erano sei bambini che non avevano neanche dieci anni. C’erano sette donne, di cui una all’ultimo mese di gravidanza. E c’erano i vecchi, uno semiparalizzato, fra i 136 morti contati alla fine. La rappresaglia nazista contro la costituzione delle brigate partigiane non risparmiò nessuno, il 18 marzo 1944: il giorno della strage di Monchio, Costringnano e Susano, frazioni di Palagano, sull’Appennino modenese. Uno degli episodi più feroci della Seconda Guerra Mondiale, a lungo e ingiustamente dimenticato.
Settantasette anni dopo, il processo ai responsabili, davanti al Tribunale militare di Verona, arriva alle battute conclusive. L’accusa, attraverso i pm Luca Sergio e Bruno Bruni, ha chiesto l'ergastolo per l’allora sottotenente Ferdinand Osterhaus, 93 anni, e per il caporale Alfred Luehmann, 86, della divisione “Herman Hoehring”. Gli altri imputati, Guenther Heinroth e Horst Guenther Gabriel nel frattempo sono scomparsi. Sono servite cinque ore di requisitoria, dopo 44 udienze.
L’accusa ha chiesto l’ergastolo anche per Fritz Olberg e Wilhelm Karl Stark per le stragi di Ceravolo, nel Reggiano, quando il 20 marzo del ’44 i nazisti incendiarono le case del paese uccidendo 24 civili. Stessa pena per tutti gli imputati della strage di Valucciole ad Arezzo nell’aprile del ’44, che causò 200 morti. Il reato ascritto è quello di concorso in omicidio plurimo pluriaggravato e continuato.
Soddisfatto il presidente del consiglio provinciale di Modena, Demos Malavasi, in aula a Verona insieme alle parti civili (oltre alla Provincia, l’Anpi, il Comune di Palagano, la Regione Emilia-Romagna e i familiari delle vittime), tutte difese dall’avvocato Andrea Speranzoni che lunedì farà la sua arringa chiedendo che la condanna per la strage di Monchio sia estesa anche ad altri imputati. La sentenza è attesa il 22 giugno.

sabato 14 maggio 2011

Montignoso (Ms): "Linea Gotica, nasce il museo. Esposizione documenti e plastico"



Linea Gotica, nasce il museo . Esposizione documenti e plastico

da "La Nazione" del 9 maggio 2011
di Alfredo Marchetti

Storia: inaugurato il centro di documentazione nelle sale di villa schiff

Montignoso, 9 maggio 2011 - DA SABATO anche Montignoso ha il suo museo: il Centro di documentazione della Linea Gotica. Quale altro tema se non la Resistenza per un paese al quale il passaggio della storia gli ha lasciato caduti e sofferenze, ma anche medaglie e storie di grande coraggio. Molte le autorità presenti: il sindaco Federico Binaglia e quello di Massa Roberto Pucci, il vice sindaco di Stazzema Maurizio Verona, l’assessore regionale Cristina Scaletti, il questore Girolamo Lanzellotto, il prefetto Giuseppe Merendino, l’assessore provinciale Livio Grillotti, lo storico Giovanni Cipollini per l’Anpi di Montignoso. "Siamo felici di aver portato a termine questa opera prima della fine del nostro mandato — ha dichiarato Binaglia — . Questo centro è un riconoscimento per le famiglie di Montignoso che hanno subìto lutti e sofferenze. E’ un modo per onorare e non dimenticare, utile anche alle generazioni future". Il museo rientra nel piano di ristrutturazione di Villa Schiff Giorgini, storica villa settecentesca, in cui trovano sede gli uffici comunali. I lavori, di un importo pari a 600mila euro, sono stati possibili grazie al cofinanziamento della Regione Toscana. Iniziato nell’estate scorsa, con interventi esterni di recupero delle facciate e la pulizia dei marmi che arricchiscono la struttura. Il progetto è stato curato dall’architetto Nicola Gallo.
I restauri sono stati molti: dalla terrazza che occupa parte del tetto e che è stata trasformata in una sala riunioni, al piano terra, dove è stato allestito il Centro di documentazione della Linea Gotica; inoltre sono stati sostituiti gli infissi, abbattute le barriere architettoniche ed è stata restaurata la ‘Limonaia’. Il Centro è articolato su quattro grandi stanze dove è esposto materiale sia cartaceo che plastico, riferito alla Seconda Guerra Mondiale. Il museo vede un mix di tradizione e tecnologia: le pareti, caratterizzate da riferimenti cartacei sul conflitto bellico, fanno da cornice a monitors, dove vengono trasmesse le interviste dei protagonisti della Resistenza, per poi arrivare al plastico di due metri quadrati, in cui è rappresentato l’allora campo di battaglia del nostro comprensorio. "Come collaboratore ai finanziamenti, la Regione Toscana è lieta di essere presente a questa inaugurazione, così densa di significato e rispetto per chi ha lottato per la nostra libertà — è intervenuta Scaletti — . Vi porto i saluti del presidente Enrico Rossi, rimasto molto toccato da quest’opera".
Questi i protagonisti della realizzazione del Centro: Giovanni Cipollini (parte scientifica), Nicola Gallo (progettazione dell’allestimento), Domenico Gabrielli (direttore operativo), Andrea Gianfranceschi (responsabile unico progettuale), Maria Buffoni (segreteria organizzativa), Valentina Spalierno e l’Anpi di Montignoso (collaboratori), Acme Srl (realizzazione). L’entrata è gratuita e il Centro è visitabile nelle ore di apertura della Villa.

Castel del Rio (Bologna) "A Militaria il fumetto sposa la Linea Gotica"



A Militaria il fumetto sposa la Linea gotica

Da "Il Resto del Carino" (Imola) del 14 maggio 2011
di Letizia Gamberini

— CASTEL DEL RIO—
LA STORIA della guerra che ha insanguinato l’Appennino nel 1944 raccontata in un fumetto. Anche se la leggerezza della penna non può cancellare i tragici avvenimenti

LA STORIA della guerra che ha insanguinato l’Appennino nel 1944 raccontata in un fumetto. Anche se la leggerezza della penna non può cancellare i tragici avvenimenti di cui è stata protagonista la Linea Gotica, che tanto hanno colpito anche Castel del Rio, il volume che raccoglierà i disegni di Simone Cortesi e Gabriele Peddes, studenti all’accademia di Belle arti di Bologna sarà un vero e proprio omaggio alla storia della Vallata. Nata da una collaborazione fra il Museo della guerra e la Soprintendenza dei beni culturali, il progetto del libro è stato curato da Enrico Fornaroli, inegnante, non a caso, di Storia del fumetto all’Accademia. I due studenti curano disegni e testo, basato sul soggetto dell’alidosiana Virna Paolini. Oggi i protagonisti di questo lavoro, ancora in fieri, saranno a Castel del Rio in occasione della decima edizione di Militaria, la mostra scambio che raduna curiosi e appassionati da tutto l’Appennino.
MA NON SOLO. Sono attesi nel comune alidosiano, in fermento dalle 7,30 alle 19 di sera, 150 mezzi militari provenienti da tutta Europa. Sono circa trecento le persone che arriveranno a bordo di sidecar, trasporta truppe, jeep americane e tedesche, tanto che i più ottimisti si aspettano circa un migliaio di visitatori. Castel del Rio è una delle tappe lungo la linea gotica, visto che i mezzi, poi, proseguiranno nel pomeriggio verso un’altra destinazione. Durante il giorno saranno in mostra, e in vendita, anche equipaggiamenti, bandiere, uniformi e oggetti rari e curiosi, libri, giornali e e libri dell’epoca. Tutto il filone conduttore sarà quello della Seconda guerra mondiale e, per l’occasione, dentro al museo sarà esposta per la prima volta una tavola realizzata dall’artista Giovanni Degli Esposti Venturi, ormai residente fisso nel comune alidosiano. L’opera, realizzata con il contributo della Fondazione Cassa di risparmio di Imola, rappresenta i Blue devils, soldati americani impegnati sulla linea gotica.
L’occasione, quindi, non poteva essere la migliore per Fornaroli e i giovani fumettisti, per fare un altro sopralluogo al museo e visitare i cimeli contenuti. «Approfittiamo della manifestazione — racconta il professore —, per toccare con mano questa realtà, per documentarci sulle vicende di Monte Battaglia e sulla storia del capitano Robert Roeder». L’ufficiale americano cadde la mattina del 29 settembre difendendo il suo posto di comando nella torre, ricendo la Medaglia d’Onore del Congresso.
QUESTO e altri episodi del terribile anno che fu il 1944, quindi, faranno parte del volume, di cui ancora non è stato deciso il titolo e la cui stesura sarà finita entro luglio. La presentazione, invece, dovrebbe avvenire in ottobre. Questo sposalizio fra eventi bellici e il fumetto «è un modo per riflettere sugli episodi della nostra storia, non solo locale, ma anche nazionale», conclude Fornaroli. E conferma Castel del Rio come patria dei fumettisti.

venerdì 6 maggio 2011

Montignoso (Massa): Sabato 7 maggio Inaugurazione del Museo dedicato alla Linea Gotica


Dal Sito del Comune di Montignoso:

Sabato 7 maggio, ore 11
Montignoso (Massa), Villa Schiff Giorgini
Inaugurazione del Museo dedicato alla Linea Gotica


Si sono conclusi, a Montignoso, i lavori di restauro di Villa Schiff Giorgini, storica villa settecentesca in cui trovano sede gli uffici comunali. La Villa è uno dei monumenti di maggior pregio del nostro territorio e oggi, oltre ad essere tornata allo splendore di un tempo, si presenta anche valorizzata dalla presenza del Centro di Documentazione della Linea Gotica, una serie di sale espositive -allestite al piano terra della Villa- che ospitano materiale documentario e plastici dedicati ai giorni della Resistenza.

I lavori, di un importo pari a 600mila euro, sono stati possibili grazie al cofinanziamento della Regione Toscana ed è proprio per questo motivo che sarà l’Assessore Regionale alla Cultura e Turismo, Cristina Scaletti, ad inaugurare, sabato 7 maggio alle ore 11, la sede museale. Con lei l’Amministrazione Comunale di Montignoso, guidata dal Sindaco Federico Binaglia, affiancata dalle massime autorità civili, militari e religiose della Provincia di Massa Carrara.

“Per l’Amministrazione – commenta il Sindaco Binaglia – è motivo di orgoglio chiudere il proprio mandato elettorale lasciando alla città una sede comunale completamente restaurato e ulteriormente valorizzata dalla presenza del Centro di Documentazione della Linea Gotica. Siamo convinti che la realizzazione di questo centro contribuirà alla conservazione della nostra memoria storica e rappresenterà un grande valore soprattutto per le giovani generazioni”. Alla cerimonia di sabato mattina parteciperà anche una delegazione degli studenti delle scuole di Montignoso ed è naturalmente invitata tutta la popolazione montignosina.