domenica 27 dicembre 2009

Isabella Mattazzi, La psicoanalisi di fronte alla colpa

Dal blog Ciao Mondo! - Yes we can di Attilio Mangano
riportiamo l'articolo "Isabella Mattazzi, La psicoanalisi di fronte alla colpa"
è la citazione dell'articolo di Isabella Mattazzi apparso su Il Manifesto dal titolo "Scambi perturbanti tra vittime e carnefici: La psicoanalisi di fronte alla colpa"

Una intervista con Veronika Grueneisen, tra gli ideatori delle Conferenze di Cipro, organizzate a partire dagli anni '80 per fare incontrare e collaborare analisti tedeschi e israeliani. Com'è possibile rinunciare all'identificazione inconscia con la generazione dei propri genitori per sviluppare nuove possibilità di relazione professionale? Questa la domanda che ha guidato i lavori

Già negli anni '80, Jacques Derrida aveva dichiarato la necessità di una nuova etica della psicoanalisi che tenesse conto non soltanto dei modelli teorici di riferimento, ma delle diversità culturali degli psicoanalisti in quanto soggetti con una ben precisa identità geografica, politica, sociale. Chi fa psicoanalisi oggi infatti non può non riconoscere la portata amplissima, all'interno della pratica terapeutica, del proprio vissuto storico e del profondo intreccio che questo vissuto sembra avere con i nuclei più problematici della propria formazione psicoanalitica. Ma che cosa vuole dire, per un analista, confrontarsi con la Storia? Che cosa significa porsi non soltanto come figura professionale, ma come soggetto «politicoculturale»? Ne abbiamo parlato, in occasione del recente convegno «Straniero Familiare» - organizzato a Milano dal centro milanese di psicoanalisi Cesare Musatti - con Veronika Grueneisen, psicoanalista tedesca, presidente di Partners in Confronting Collective Atrocities e organizzatrice di uno degli esperimenti più interessanti e complessi di questi ultimi anni nell'ambito degli studi sulle dinamiche psicosociali, le «Conferenze di Cipro», di cui lei stessa ci racconterà. Dopo la seconda guerra mondiale, gli psicoanalisti tedeschi che avevano lasciato la Germania non accettarono, al loro rientro, di far parte di una società psicoanalitica che fosse in comune con chi invece era rimasto. In che modo la Storia ha giocato un ruolo simbolico importante nella pratica psicoanalitica tedesca? Come per tutto il resto della società, gli avvenimenti di questo ultimo secolo e in particolar modo l'Olocausto in tutta la sua drammaticità, hanno avuto gravissime ripercussioni a livello conscio e inconscio per gli psicoanalisti tedeschi. E come per tutto il resto della società, c'è voluto per loro un tempo considerevolmente lungo per affrontare la cosa. Dopo la frattura nel dopoguerra del mondo psicoanalitico in due società distinte, si è creata l'idea che ci fosse una maniera «pulita» di fare psicoanalisi e una «colpevole», così come nel percorso terapeutico individuale ci si poteva considerare «fortunati» o «sfortunati» a seconda di chi era il tuo analista. Soltanto oggi, dopo quarant'anni, ci si sta rendendo conto della portata ideologica di tutto questo. Adesso i membri della Deutsche Psychoanalytische Gesellschaft e della Deutsche Psychoanalytische Vereinigung si parlano, collaborano, cosa che sarebbe stata assolutamente impensabile fino a una manciata di anni fa. Un discorso analogo si potrebbe fare per quanto riguarda i rapporti tra psicoanalisti tedeschi e psicoanalisti israeliani: la Shoah ha gettato un'ombra che ha pregiudicato per anni lo scambio professionale tra i colleghi delle due nazioni, con resistenze radicate nella parte più profonda e nascosta della loro stessa identità. Come era possibile che i figli tedeschi dei colpevoli e i figli israeliani delle vittime potessero riuscire a riflettere insieme? Come era possibile rinunciare all'identificazione inconscia con la generazione dei propri genitori per sviluppare nuove possibilità di relazione e di collaborazione professionale? Proprio per rispondere a questo tipo di domande, negli anni Ottanta, è nata l'idea delle Conferenze di Cipro. Ci racconta in cosa consistono e come si svolgono queste Conferenze? Si tratta di una serie di seminari residenziali della durata di sei giorni, una sorta di spazio protetto in cui psicoanalisti tedeschi ed ebrei possono affrontare il significato dell'Olocausto nel mondo della nostra contemporaneità, riflettendo sulla sua portata emotiva all'interno della costruzione identitaria delle seconde e delle terze generazioni dopo la guerra. I seminari sono impostati secondo il metodo delle group relations sviluppato dal Tavistock Institute di Londra che prevede un lavoro sulle emozioni individuali all'interno di sedute di gruppo strutturate in vario modo. Ci sono sedute ristrette, con partecipanti di un'unica nazionalità o di nazionalità mista, e sedute plenarie con tutti i gruppi riuniti. La dimensione e la composizione del gruppo influenza notevolmente l'atmosfera del dibattito, e i rapporti che di volta in volta si creano tra i partecipanti hanno delle ricadute importanti su tutto ciò che lì viene sperimentato e discusso. I primi due incontri si sono svolti a Nazareth, il terzo a Bad Segeberg in Germania; oggi le Conferenze hanno invece come luogo di elezione Cipro. Quale importanza ha avuto da un punto di vista simbolico e quanto ha influito concretamente sullo svolgimento delle sedute, la scelta «geopolitica» dei luoghi? Essere riusciti a organizzare le prime due Conferenze in Israele è stato di un'importanza cruciale per un buon avvio dei lavori. I tedeschi erano infatti piuttosto ben intenzionati a esporsi andando in un paese dove gli ebrei sono la maggioranza. Quello che invece non ci saremmo mai aspettati è che gli israeliani fossero notevolmente attratti dall'idea di venire in Germania. Questi seminari hanno infatti permesso a numerosi colleghi israeliani di origini tedesche di mettere piede per la prima volta in Germania sentendosi del tutto protetti. La recente scelta di Cipro deriva invece dalla consapevolezza da parte dello staff di un bisogno sempre più evidente di allargare il dibattito anche ad altri gruppi nazionali colpiti dalle conseguenze dell'Olocausto. Oggi partecipa alle nostre Conferenze un numero sempre maggiore di persone di identità mista (tedesco-ebraica, ebraico-inglese, ebraico-americana) e Cipro, per la sua storia così complessa e dolorosa e per la sua sostanziale alterità rispetto alla dicotomia Germania-Israele, ci è sembrato un ottimo scenario dove poter realizzare i nostri incontri. Le Conferenze di Cipro, dunque, vengono organizzate secondo un metodo non specificamente razionale e cognitivo, bensì esperienziale, ossia basato sulla sperimentazione diretta di processi dinamici vissuti nel «qui-e-ora» del setting. Inoltre non è tanto il singolo a porsi come soggetto-oggetto di analisi, ma il gruppo, o meglio «i gruppi» tedesco e israeliano insieme. Che cosa ha significato discutere del proprio senso di colpa o del proprio terrore di sopraffazione, non più di fronte ai fantasmi del proprio inconscio (come avviene in un ambito psicoanalitico «classico»), ma di fronte alla reale presenza dell'altro? Direi che questa situazione porta con sé un doppio effetto. Da una parte, la realtà è più terrificante del fantasma, perché nei riguardi dell'altro sei maggiormente esposto alla tua vergogna, alla tua colpa, alla tua angoscia; dall'altra però, avere a che fare con la realtà ci pone sorprendentemente di fronte a un improvviso sollievo. Quando riesci a dire il tuo odio o la tua paura guardando in volto non un fantasma, ma una persona reale, e quando vedi che dicendo tutto questo non succede nulla di terribile, ma anzi riesci a dire il tuo odio o la tua paura ancora una volta e nessuno ti ammazza o scappa inorridito, immediatamente scatta una sorta di processo pacificatorio o comunque riparativo: dove «riparativo» non ha il senso di una riconciliazione o di un perdono, ma quella di una accettazione reale e articolata di ciò che è accaduto. La scelta di darci lo statuto di una organizzazione internazionale è stata risolutiva, del resto, perché ha offerto la possibilità di creare uno spazio simbolico e reale che fosse «protetto» sia per i tedeschi che per gli ebrei, difendendo gli uni e gli altri da qualsiasi forma di vendetta o di violenza. I problemi trattati nel corso delle Conferenze riguardano direttamente i punti nevralgici della costruzione della nostra identità contemporanea. Oltre naturalmente a temi come l'odio, la paura o alle varie fantasie distruttive, dagli incontri è emerso, da parte tedesca, un disagio estremamente marcato nei confronti delle figure genitoriali, soprattutto riguardo allo sdoppiamento simbolico tra la loro immagine familiare e il loro ruolo storico. L'esperienza di questi seminari è estremamente forte da un punto di vista emotivo e richiede un lavoro enorme di messa in discussione e di rielaborazione della nostra stessa identità. Togliere l'immagine dei genitori dall'alveo di una rassicurante quotidianità familiare per inserirla in un quadro storico di forte distruttività, ci pone di fronte a un pensiero terrorizzante: trovandoci all'interno di un contesto politico-sociale simile, probabilmente anche noi, come i nostri genitori così «normali», potremmo essere coinvolti nello stesso identico modo. A questo proposito, le dirò soltanto che la prima Conferenza avrebbe dovuto avere luogo nel 1992 e non fu realizzata perché non si era raggiunto un numero sufficiente di partecipanti. Non tutti riescono a lavorare su temi così difficili; chi non è in grado di sostenerne il peso, in genere preferisce rimanere a casa. Lei ritiene che il modello di queste conferenze sia esportabile anche verso la gestione di altre forme di conflitto, per esempio la questione arabo-israeliana, o quella irlandese? E se sì, con quali differenze? Esiste un «nucleo problematico» proprio della questione ebraica, oppure ogni conflitto risponde a dinamiche comuni? Sono assolutamente convinta che questo modello possa essere esportato anche verso altre forme di conflitto. Nel 2007 abbiamo creato Partners in Confronting Collective Atrocities, una organizzazione che ha assorbito la dirigenza e l'organizzazione delle onferenze, estendendone il dibattito anche al conflitto israeliano-palestinese. Nel 2008, per la prima volta ha partecipato a Cipro anche una delegazione palestinese il cui contributo è stato estremamente importante. Nella Shoah la divisione radicale tra «vittime» e «carnefici» è stato un elemento drammaticamente essenziale nella assegnazione simbolica dei ruoli e, forse anche per questo, ha fornito un modello forte di identificazione identitaria nazionale. Nel mondo contemporaneo invece le nuove forme di conflittualità ci mostrano un confine piuttosto labile tra le due figure, basta pensare alla figura del terrorista che si «immola» nel momento stesso in cui compie un atto di estrema violenza verso l'altro. Questa riflessone corrisponde esattamente al lavoro di analisi che il nostro staff sta facendo in questi ultimi anni riguardo al futuro delle Conferenze; attraverso l'esperienza dei seminari abbiamo capito che i ruoli vittima-carnefice possono cambiare costantemente, e la configurazione ambigua del conflitto contemporaneo ne è un esempio lampante. Le dirò anche, però, che non abbiamo formulato una risposta precisa a questo tipo di problema. Il nostro motto, in un certo senso, è «non sappiamo che cosa fare e andiamo avanti», a significare il continuo lavoro di approfondimento e la costante evoluzione delle nostre posizioni teoriche. Le Conferenze di Cipro sembrano ricordare in parte i lavori della Truth and Reconciliation Commission istituita in Sudafrica nel 1995. Il mandato della Commissione era quello di raccogliere e registrare le testimonianze di coloro che si erano resi colpevoli di violazioni dei diritti umani durante il regime dell'apartheid, e di coloro che ne erano stati le vittime. Recentemente alcuni membri della nostra organizzazione hanno pubblicato un libro sulle nostre tre prime esperienze di incontro, Fed With Tears-Poisoned With Milk, di cui Desmond Tutu ha scritto la prefazione cogliendo perfettamente il nostro spirito e rivelando tutta la sintonia del suo messaggio con quello della Commissione sudafricana. Dalla quale noi, tuttavia, ci distanziamo evitando di usare la parola «riconciliazione» che, all'interno nella nostra cultura centroeuropea, potrebbe dare l'idea del tutto erronea della volontà di un qualche perdono o comunque della ricerca di un «punto di arrivo» per il nostro lavoro. Per noi invece è fondamentale che il confronto su questi temi sia elaborato in maniera continua, per affrontare il passato in favore del futuro.

L'INTERVISTATA
Il suo lavoro esportabile in altre geografie conflittuali Veronika Grueneisen, psicoanalista, vive a Norimberga, è Presidente di Partners in Confronting Collective Atrocities, supervisore della Deutsche Psychoanalytische Gesellschaft, della International Psychoanalytical Association (Ipa) ed è membro del Tavistock Institute's Advanced Organisational Consultation (Aoc). Il «Modello Tavistock», utilizzato all'interno delle Conferenze di Cipro, nasce sulla spinta dei primi lavori di terapia di gruppo compiuti da Harold Bridger e Wilfred Bion sugli ufficiali del corpo di aviazione inglese durante la seconda guerra mondiale. Messo a punto dal Tavistock Institute di Londra fondato nel 1946, basato su una teoria «clinica» dell'organizzazione, esplora in particolare gli aspetti emotivi e irrazionali del comportamento degli individui e dei gruppi all'interno di un'istituzione, il modo in cui influenzano il funzionamento dell'istituzione stessa, la qualità delle relazioni tra i suoi membri così come tra l'organizzazione e l'ambiente esterno.

giovedì 24 dicembre 2009

Quei quattordici mesi e la storia del partigiano Enzo


Da il Recensore.com riportiamo l'articolo di Alessandra Stoppini, del 22 dicembre 2009, che presenta il libro di Loris Mazzetti sul partigiano Enzo Biagi

Quei quattordici mesi e la storia del partigiano Enzo

“Era l’inizio del 1944. Presi una decisione, fondamentale, poi, per tutta la mia vita: andare coi partigiani“. Inizia così “I quattordici mesi. La mia Resistenza” (Rizzoli, 2009) di Enzo Biagi, a cura di Loris Mazzetti.
Il giovane Enzo fresco sposo una mattina di primavera in compagnia della sua bicicletta in tasca una tessera falsa, va incontro al proprio destino.
In questo periodo storico in Italia è arrivato il momento delle decisioni, c’è in ballo il futuro del nostro paese, quindi si impone una scelta radicale: unirsi ai gruppi partigiani scegliendo il sentiero che sale su per la montagna, oppure aderire alla Repubblica Sociale al fianco di Mussolini e dell’esercito nazista padrone del territorio al di là della Linea Gotica che “andava lungo i crinali dell’Appennino e tagliava in due l’Italia“. Risalendo il fiume, Enzo, in un’atmosfera quasi fiabesca, con uno scoiattolo che lo fissa curioso da un acero, un pettirosso e il profumo del muschio, si inoltra in una passeggiata simbolica attraverso la quale egli diventa un uomo, dentro i boschi dell’Appennino tosco-emiliano direzione la Segavecchia, vicino all’Abetaia dove si trova nascosta la “piccola brigata di montagna” Giustizia e Libertà legata al Partito d’Azione di cui condivide il programma e gli ideali, agli ordini del Capitano Pietro “con un cannocchiale che gli pendeva sul petto e uno Stein a tracolla“. Ad Enzo viene dato il nome di battaglia il Giornalista e con gli altri partigiani fa subito amicizia.
In questo volume di ricordi scritto da uno dei giornalisti più bravi e popolari del XX secolo, Biagi ripercorre tutta la II Guerra Mondiale, dallo scoppio fino al Referendum del ‘46 passando per il 25 Aprile ‘45, il partigiano Enzo è uno dei primi che entra a Bologna liberata a bordo di un camion Dodge e proprio lui annuncia alla radio della quinta armata l’avvenuta liberazione e sembra di sentire nell’aria il ritmo del boogie-woogie. La generazione di Biagi aveva venti anni quando l’Italia entra in guerra “sotto le bombe a tu per tu con la morte, così è trascorsa la nostra gioventù“, richiamati presto quasi ancora adolescenti, mandati a combattere senza un adeguato equipaggiamento. Il ‘43 è stato per loro l’anno della presa di coscienza, del cambiamento, dell’assunzione delle proprie responsabilità perché come dice il Sottotenente Alberto Innocenzi alias Alberto Sordi in Tutti a casa di Luigi Comencini (1960) “non si può stare sempre a guardare” quindi imbraccia il fucile e partecipa alla rivolta popolare napoletana che dopo l’8 Settembre ‘43 sarà decisiva per cacciare le truppe tedesche da Napoli.
Nella prefazione, intitolata Quel che resta di un uomo, Bice e Carla Biagi ricordano che il padre ripeteva sempre due frasi “Ci sono due categorie di uomini a me più care: gli operai e i partigiani” e “Quei quattordici mesi con la brigata Giustizia e Libertà sono stati i più belli della mia vita“. Ma il libro è anche un omaggio che Loris Mazzetti e le figlie hanno voluto fare ad un uomo che ha amato per tutta la vita il proprio mestiere, belle sono le pagine dove il giovane Enzo esce dal giornale a notte fonda percorrendo le strade buie incontrando le stesse persone alla vigilia della guerra, oppure l’incontro con i criminali di guerra Reder, Kappler e Kesserling, alcune delle tante interviste che hanno fatto di Biagi un autentico testimone del tempo.
“Quel giorno in cui nacque la Repubblica Italiana fu la seconda vittoria, dopo la liberazione, per tutti coloro che l’8 Settembre ‘43 decisero di andare a lottare, in montagna o in città, poco importa, contro i nazisti o i fascisti”.
Enzo Biagi è nato il 9 Agosto 1920 a Pianaccio di Lizzano in Belvedere in provincia di Bologna ed è morto a Milano il 6 Novembre del 2007. Giornalista, scrittore e conduttore televisivo, ha iniziato la sua lunga carriera a soli 17 anni collaborando al quotidiano L’Avvenire d’Italia. Nel ‘40 viene assunto in pianta stabile al Carlino Sera, versione serale de Il Resto del Carlino, come estensore di notizie o correttore di bozze, ovvero colui che si occupa di sistemare gli articoli portati in redazione dai reporter. Terminata la guerra, inizia la sua carriera di inviato speciale. Nel 1952 diventa Direttore del settimanale Epoca. Nel ‘61 diventa direttore del Telegiornale, nel ‘62 lancia il primo rotocalco televisivo RT-Rotocalco Televisivo. Ma le pressioni politiche sono troppe e allora nel ‘63 Biagi decide di dimettersi, torna a Milano dove diventa inviato e collaboratore del Corriere della Sera, de La Stampa e del settimanale L’Europeo. Nel ‘71 diventa Direttore de Il Resto del Carlino, ma un anno dopo si dimette per divergenze con l’editore. Inizia a collaborare con la Rai conducendo programmi di approfondimento fino ad arrivare alle varie edizioni di Linea Diretta trasmessa fino al 1989. Nel 1995 inizia la trasmissione Il Fatto, programma di approfondimento dopo il Tg1 sui principali fatti del giorno, di cui Biagi era autore e conduttore. Il successo di critica e pubblico è straordinario. Tra i tanti libri pubblicati ricordiamo: Un anno, una vita, I come Italiani, L’albero dei fiori bianchi, Lunga è la notte, Scusate, dimenticavo, Dizionario del Novecento. Il Signor Fiat, La mia America. Insieme a Loris Mazzetti Era ieri, Quello che non si doveva dire, Io c’ero, tutti editi da Rizzoli.

Autore: Enzo Biagi
Titolo: I quattordici mesi. La mia Resistenza. A cura di Loris Mazzetti
Editore: Rizzoli
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 18,50 euro
Pagine: 268

L'uomo coraggioso di Celso Battaglia

L’UOMO CORAGGIOSO

Coraggioso un tempo era il guerriero:
si imponeva con superbia e prepotenza.
Voleva guadagnar tutto l’impero,
non pensava di avere una coscienza.

Coraggioso oggi è il pacifista,
ovunque difende povero ed oppresso,
quando riesce è la sua conquista,
continua poi a lottar per il progresso.

Non con le armi si può fare pace,
dialogo, diplomazia e intelligenza,
o si va dalla padella nella brace,
ci insegna la storia e l’esperienza.

Fratellanza ci vuole in questo mondo.
Troppe sono le armi in questa terra.
Meglio tornar bambini far girotondo,
Che combattersi l’un l’altro e fare guerra.

Celso Battaglia

sabato 19 dicembre 2009

Stragi naziste, che senso ha processare dei vecchi?


Dal Blog del Corriere della Sera, riportiamo questo interessante dibattito, da non perdere i commenti dei lettori:
"Stragi naziste, che senso ha processare dei vecchi?"
di Dino Messina
La procura militare di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro militari nazisti, tra i responsabili dell'eccidio nel Padule di Fucecchio del 23 agosto 1944. Quella mattina, Joseph Strauch, comandante dfella 26a divisione, ordinò ai suoi di non avere pieta dei banditen che avrebbero trovato nella zona né dei civili: intorno al pomeriggio il conto dei morti era arrivato a 184, soprattutto donne, bambini, vecchi inermi. Uno dei massacri più efferati condotti dai nazisti durante la sanguinosa ritirata verso Nord: ricordiamo in Toscana le stragi di Civitella e di Sant'Anna di Stazzema, sull'Appennino emiliano la strage di Monte Sole, meglio consciuta come la strage di Marzabotto, e ancor prima , il 24 marzo 1944, come dimenticare l'orrenda rappresaglia all'attentanto di via Rasella che si concluse con il massacro delle Fosse Ardeatine? Per ogni tedesco ucciso dovevano morire dieci italiani: alla fine il conto superò i 330 massacrati. Per questo delitto sta scontando la pena il capitano delle SS, Eric Priebke.
Ieri per la strage nel Padule di Fucecchio, è stato chiesto il rinvio a giudizio per il maresciallo Fritz Raub, 92 anni, per il sergente Johan Robert Rib (88 anni), per il capitano Ernest Pistor (89 anni), per il tenente Gherard Deissmann (98 anni). Pur consapevoli che questi uomini furono reponsabili dell'orrore, ci chiediamo che senso abbia processare dei vecchi, 65 anni dopo quei fatti. amico Rosario Bentivegna, il ragazzo che accese la miccia in via Rasella, poi diventato medico, una volta mi disse che aveva i miei stessi dubbi. Dopo 25 anni - mi disse Bentivegna - un uomo ha cambiato tutte le cellule cerebrali, è biologicamente un'altra persona. Ha fatto percorsi diversi, magari si è ravveduto. Magari no. Quale senso ha tuttavia processare dei vecchi, non si sa in quali condizioni mentali e fisiche, per riparare la scelta storica di non aver voluto irritare la Germania Ovest nell'immediato dopoguerra? Non c'è un altro modo per revisionare la storia, diverso dai processi?

venerdì 18 dicembre 2009

Verona: processo per stragi, enti toscani si costituiscono parte civile


Eccidio di Mommio: la Provincia si costituisce parte civile
Il Tribunale Militare di Verona giudicherà i responsabili dell’eccidio del 1944

8 novembre 2009 - Provincia di Massa-Carrara

La Provincia di Massa – Carrara si è costituita parte civile nel processo che si aprirà a Verona l’11 novembre prossimo contro gli esecutori delle stragi commesse sull’Appennino Tosco – Emiliano nel 1944, fra i quali l’eccidio di Mommio, piccola frazione del Comune di Fivizzano.
Il 5 maggio 1944 furono 20 gli abitanti della frazione uccisi dai comandi tedeschi che avevano messo in atto una precisa strategia repressiva per contrastare e la formazione e l’organizzazione di bande partigiane che erano attive nelle zone dell’Appennino reggiano fin dall’autunno del 1943. Attorno al paese di Mommio vi era un campo base partigiano, l’aviazione alleata per rifornire i partigiani provvedeva a lanci di viveri, armi e munizioni, per contrastare l’azione delle bande partigiane si concentrò sul territorio l’attività della Divisione Corazzata Paracadutisti “Hermann Goering”.
“La Giunta ha deliberato la costituzione di parte civile con il Comune di Fivizzano, valutando che con questo atto la Provincia di Massa – Carrara, decorata con medaglia d’Oro al Valor Militare, onorasse la memoria del contributo dato dalla popolazione civile alla Lotta di Liberazione ed alla Resistenza” ha commentato il Presidente della Provincia Osvaldo Angeli.


ADN Kronos - IGN 18 dicembre 2009
Stragi naziste, Toscana parte civile contro ufficiali nazisti e Germania
Nessuno degli imputati, ora ultra ottantenni, è in aula, dove invece sono presentati numerosi parenti delle vittime e testimoni degli eccidi

Firenze, 18 dic. - (Adnkronos) - All'ultimo grande processo per le stragi nazifasciste che si sta svolgendo presso il Tribunale militare di Verona.
La Regione Toscana si e' costituita parte civile all'ultimo grande processo per le stragi nazifasciste che si sta svolgendo presso il Tribunale militare di Verona. E per la prima volta una Regione ha deciso di presentare istanza non solo nei confronti dei presunti responsabili ma anche della Repubblica federale di Germania. Il processo riguarda l'uccisione di oltre 350 italiani avvenuta tra i borghi dell'appennino tosco-emiliano nella primavera del 1944.
La strage di civili nell'area della cosiddetta ''linea gotica'' interesso' in particolare il borgo di Vallucciole, nel comune di Stia (Arezzo), la cui popolazione venne interamente sterminata (tra le 108 vittime, oltre la meta' furono donne e bambini). A distanza di oltre 65 anni e' iniziato il processo a carico dei sei ufficiali nazisti ritenuti responsabili di quelle atrocita'. Tutti sono accusati di strage con l'aggravante della premeditazione, d i sevizie e crudelta' verso vittime civili.
Nessuno degli imputati, ora ultra ottantenni, si trova in aula, dove invece si sono presentati numerosi parenti delle vittime e testimoni degli eccidi, oltre che i rappresentanti dei comuni interessati.

mercoledì 16 dicembre 2009

Presentazione del libro “Cosa rimane della memoria”


LIBRI: I RAGAZZI ALLE PRESE CON LA MEMORIA
I ragazzi alle prese con la memoria, con i ricordi dei nonni e degli anziani che hanno vissuto le atrocità della guerra e delle stragi nazifasciste in Toscana. Con l’obiettivo di mantenerla viva: da tutto ciò scaturisce il volume “Cosa rimane della memoria”, edizioni LiberEtà, a cura di Claudio Repek e Antonella Bacciarelli. Il volume nasce come riflessione sui progetti didattici realizzati nella scuola media “Dovizi” di Bibbiena (Arezzo) e nella scuola elementare “Pio Borri” di Arezzo alcuni anni fa, durante i quali gli studenti sono stati messi a confronto con chi ha vissuto la Resistenza e la seconda guerra mondiale. “Cosa rimane della memoria” racconta che cosa è restato, in quei ragazzi, di questa esperienza.
Il libro sarà presentato mercoledì 16 dicembre prossimo, nella Sala del Gonfalone, Palazzo Panciatichi - Via Cavour, 4 – Firenze, alle ore 16.30. Saranno presenti i curatori del volume, le insegnanti delle scuole “Pio Borri” di Arezzo e “Dovizi” di Bibbiena , gli studenti che hanno partecipato al progetto. Interverranno Bruna Giovannini, segretario questore dell’Ufficio di presidenza, Adriana Sensi, segretaria generale Spi Cgil di Arezzo, Giorgio Nardinocchi, direttore di LiberEtà. (cem)

Presentazione del libro "Cosa rimane della memoria"
mercoledì 16 dicembre - ore 16
Sala del Gonfalone - Palazzo Panciatichi
Via Cavour, 4 – Firenze

venerdì 11 dicembre 2009

Anchiano di Borgo a Mozzano (Lu): 13 dicembre, visita alla fortificazione della Linea Gotica


Comitato Recupero e Valorizzazione
Comune di Borgo a Mozzano

Fortificazioni della Linea Gotica '44-'45

Domenica 13 dicembre 2009

In occasione del tradizionale "Presepe Vivente" nel paese di Anchiano, saranno aperte le fortificazioni della "Linea Gotica"
dalle ore 16 alle ore 19,30 con possibilità di visite guidate gratuite.


Il Comitato
Piergiorgio Pieroni
tel./Fax 0573.88075 - cell. 347.7167559

giovedì 10 dicembre 2009

Monchio (Palagano): Museo a ricordo della strage


L'immagine è tratta dal Blog "La Buca di Susano" (http://bucasusano.blogspot.com)
Dalla Gazzetta di Modena del 9 ottobre 2009
Museo a ricordo della strage
Sarà realizzato nella buca di Susano teatro dell’eccidio nazista
Ideato dall’Anpi e dall’Associazione Vittime di Monchio

di Marilena Buganza
PALAGANO. Un mausoleo per ricordare la strage di Monchio. E’ questa la proposta, sostenuta dal Comune, avanzata dall’Anpi palaganese e dall’Associazione Vittime della Strage di Monchio e che interessa la buca di Susano, dove ancora oggi sono presenti resti di mura dove avvenne l’eccidio. Il paese infatti non dimentica e non vuole dimenticare la tragica primavera del ’44. Glielo chiede la memoria storica disseminata nelle ferite dei superstiti, nella giustizia della Procura Militare di Verona con il processo contro la Divisione Goering (che si terrà l’11 novembre), nelle vestigia delle 10 lapidi e dei monumenti come la buca di Susano e nel film “Sopra le nuvole”. La strage di Monchio, Susano e Costrignano del 18 marzo 1944, rappresaglia nazista contro le brigate partigiane della successiva Repubblica di Montefiorino, conta 136 morti e il borgo di Susano rappresentato dal casolare rimasto, all’alba di quel tragico giorno paga il suo tributo con 6 martiri della guerra a cui se ne aggiungono altri 18. E’ per questo che il presidente della sezione Anpi di Palagano ing. Luca Bezzi e il presidente dell’Associazione Vittime della Strage di Monchio Roberdo Tincani hanno elaborato un progetto, per recuperare la buca di Susano e farne un luogo di memoria. Il progetto
è stato salutato con favore dal Comune nell’ultimo consiglio comunale. «Ogni pietra della buca di Susano - spiega l’ing. Luca Benzi – è stata testimone del massacro del ‘44. L’ obiettivo è creare
un monumento, un sacrario dolore, ma la cui architettura rappresenti anche un’esperienza sensoriale come l’edificio della Shoà a Berlino. Nella buca di Susano c’è un ciliegio, elemento simbolico di vita che nasce da un luogo di morte e lì va mantenuto. Il progetto prevede resinature arancioni per mantenere intatto il modulo dei due vani. A destra ho previsto una sala-biblioteca di 15mq per la documentazione processuale in lingua tedesca e italiana e una sala dedicata alla musica, con lo scopo di avvicinare le nuove generazioni, per dire che la mia età ha capito la lezione sbagliata della guerra. Ma questo cippo simbolico non va usato in maniera demagogica. Nella seconda casetta
ho elaborato due vani, di cui uno come sede dell’Associazione Vittime Strage e l’altro per i servizi. L’intervento riguarda 60mq, il tetto avrà pannelli solari, che nel contempo saranno il simbolo della memoria che si mantiene da sola, poi ci saranno muri spessi e superfici ridotte». Il sindaco Paolo Galvani conferma: «Il Comune ha acquistato la struttura che ricorda l’area della strage. Ci ha fatto piacere che il presidente dell’Anpi abbia presentato il suo contributo, per sistemare la struttura di Susano. Cercheremo risorse con lo scopo di garantire una struttura dignitosa alla buca di Susano e continueremo ad essere parte civile nel processo contro gli autori della strage di Monchio, Cervarolo e Vallucciole».

A Pavullo le armi chimiche del Duce

Dalla Gazzetta di Modena del 4 dicembre 2009
A Pavullo le armi chimiche del Duce
Base segreta all'aeroporto durante il regime fascista: la vicenda svelata nel libro »Veleni di Stato«PAVULLO. Un capitolo inedito della nostra storia durante il fascismo: il libro »Veleni di Stato« del giornalista de L'Espresso Gianluca Di Feo, appena uscito, svela come Pavullo, negli anni fra le due guerre mondiali, sia stata una base ultra segreta per le armi chimiche.
Era una base segretissima, tenuta nascosta persino ai vertici delle altre Forze Armate. Ma non all'intelligence britannica, che per oltre un decennio, l'ha spiata cercando di carpire informazioni sugli ordigni più pericolosi mai prodotti in Italia.
Perchè a Pavullo, nell'aeroporto modenese con le piste più alte d'Italia, l'Aeronautica militare aveva concentrato le ricerche sulle armi chimiche più potenti, decidendo di portare avanti la sperimentazione su composti assassini ancora più micidiali di quelli adottati dagli altri comandi. E ha continuato a costruire bombe con testate al gas anche durante l'occupazione tedesca, fino all'inizio del 1945. Senza che nessuno in Italia lo venisse a sapere.
La vicenda dell'impianto modenese è stata ricostruita per la prima volta da Gianluca Di Feo, giornalista de L'Espresso, nel volume »Veleni di Stato« appena pubblicato da Bur Rizzoli sulla base dei documenti inediti scoperti nei National Archives di Londra.
Gli agenti di Sua Maestà hanno sempre tenuto d'occhio la struttura segreta di Pavullo perchè temevano che vi venissero prodotte armi ancora più sofisticate dei gas letali usati dal regime in Libia ed Etiopia. Dal 1925, infatti, per ordine di Benito Mussolini, tutte le attività sulle armi chimiche (che all'epoca avevano la stessa importanza strategica delle bombe atomiche durante la Guerra Fredda) erano state concentrate in un comando unico con quartiere generale a Roma: il Servizio chimico militare, che univa i migliori esperti delle tre Forze Armate e pool di professori universitari di almeno quattro atenei: Roma, Firenze, Napoli, Pavia.

Marina e Aeronautica però mantennero delle strutture sperimentali autonome a Taranto e, appunto, a Pavullo: una base, quella modenese, scelta proprio per la sua posizione isolata che diminuiva il rischio di incidenti e di spionaggio. Una precauzione inutile, perché i documenti dei National Archives dimostrano che l'intelligence britannico aveva informatori di primo piano all'interno dell'Arma azzurra. Che forniscono informazioni preoccupanti.
L'Aeronautica infatti insisteva per la realizzazione di un gas ancora più potente di quelli adottati dal comando interforze: si tratta della Lewisite, inventato in un'università cattolica degli Stati Uniti: un composto che uccide attaccando i polmoni e viene assorbito dall'organismo anche attraverso la pelle. In pratica, solo una tuta protettiva completa garantisce la sopravvivenza di chi viene colpito dalla Lewisite. Inoltre resta attiva a lungo sul terreno dove è stata cosparsa, anche una settimana, ed è molto resistente all'effetto dellacqua. Ed è, cosa fondamentale per valutarne gli effetti ambientali, un composto a base di arsenico.
Secondo gli inglesi, il Servizio chimico centrale decide di abbandonare gli studi su questa pozione letale: ritengono che i risultati della sperimentazione siano insoddisfacenti e che la produzione su larga scala abbia costi troppo alti. L'Aeronautica invece insiste e mantiene i test a Pavullo sulla nuova sostanza, che viene prodotta lì in piccola quantità dal 1933: poche tonnellate, inserite in testate di grandi bombe aeree modello C500T.
Nelle informative britanniche si riferisce di esplosioni ed incidenti durante la lavorazioni, che vengono risolti grazie ai suggerimenti del professor Contardi, uno dei migliori esperti chimici dell'epoca.
Nel 1937 venne sperimentata una miscela chiamata Lewisite H mescolando la sostanza letale con un venti per cento di olio d'oliva, al fine di prolungarne l'effetto sul terreno e sulle persone: lo stesso principio adottato dagli Alleati per inventare il napalm. All'inizio della Seconda guerra mondiale, le ricerche vengono sospese e l'impianto si dedica a distillare gas più semplici in vista di un possibile impiego bellico: armi pur sempre micidiali, perché basate su composti di arsenico. Venivano poi mescolate con l'iprite creando un cocktail mostruoso chiamato I-FDA, che superava le maschere antigas attaccando la pelle con piaghe incurabili e si infiltava nell'organismo. Dopo l'8 settembre 1943 la base fu occupata dai tedeschi, che secondo i dossier britannici vi avrebbero proseguito la produzione dei veleni. E hanno fatto saltare in aria gran parte delle strutture, la scuola di volo a vela, gli impianti per la costruzione di alianti e i laboratori chimici prima di ritirarsi nel 1945. Da allora sulle ricerche di Pavullo è calato il silenzio. Negli archivi italiani non c'è traccia. E nessuno è mai andato a vedere se l'attività chimica ha lasciato una qualche forma di inquinamento ambientale nei terreni dell'aeroporto: l'arsenico in genere si mantiene nel terreno per periodi lunghissimi.

mercoledì 9 dicembre 2009

Modena: 15 dicembre, Convegno "Strage di Monchio, Susano, Costrignano del 18 marzo 1944. La storia, il processo, la memoria"


Strage di Monchio, Susano, Costrignano del 18 marzo 1944. La storia, il processo, la memoria
Martedi 15 dicembre 2009 ore 15.00
Sala del Consiglio Provinciale V.Le Martiri,34-Modena

Conferenza Pubblica
Presiede
Demos Malavasi, Presidente del Consiglio Provinciale
Interventi di
Paolo Galvani, Sindaco di Palagano;
Roberto Tincani, Coordinamento Famigliari Vittime
LA STORIA
Giuliano Albarani, Presidente dell’Istituto Storico Modena
IL PROCESSO
Andrea Speranzoni, Avvocato difensore di parte civile
LA MEMORIA
Luca Bezzi, Memorial “ LA BUCA DI SUSANO”

Interventi delle Associazioni Partigiane
Conclusioni
Emilio Sabattini, Presidente della Provincia

segreteria organizzativa
presidenza del consiglio provinciale
tel.059-209303 - vaccari.n@provincia.modena.it
www.provincia.modena.it

Bologna, 11 dicembre "TEMPI DI SCELTA" Mostra e seminario di studi


L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna e la Anne Frank House di Amsterdam hanno attivato una collaborazione con lo scopo di sviluppare progetti volti a mantenere viva e preservare la Memoria storica, di trasmettere alle giovani generazioni la consapevolezza delle tragiche conseguenze degli accadimenti della seconda guerra mondiale, con particolare accento sulle persecuzioni razziali e sulla Shoah.
Ripercorrere quei tragici avvenimenti, offrire un percorso unitario di ricerca e documentazione storica dei luoghi e dei siti commemorativi più importanti dell’Emilia-Romagna, vuole essere prima di tutto un modo per rappresentare il valore inalienabile della libertà e della democrazia, insieme all’inviolabilità della persona umana, affinchè da quelle tragiche vicende le giovani generazioni traggano spunti di riflessione anche per l’oggi, contro ogni forma di pregiudizio e di discriminazione.
Da questo quadro di riferimenti e di valori nasce l’idea di “Tempi di scelta. Storie di 4 luoghi”, mostra itinerante sulla responsabilità civile, attraverso cui si intende attivare un circuito virtuoso di collaborazione tra Istituzioni, Associazioni, Scuola, Rete dei luoghi della Memoria impegnati a promuovere una nuova identità europea fondata sulla consapevolezza di una comune eredità storica.
Il progetto è stato approvato e finanziato dall’Agenzia esecutiva Educazione, Audiovisivi e Cultura (EACEA) della Commissione europea, all’interno del programma quadro “l’Europa per i cittadini”, Azione 4 “Memoria europea attiva” e vede impegnati l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, nel ruolo di ente promotore, la Anne Frank House di Amsterdam e i 4 luoghi di memoria della Regione che lo hanno realizzato.
La giornata si rivolge in particolare a formatori, studenti, operatori dei luoghi della memoria, ma è aperta a tutti gli interessati.

Ore 9:00 – Partecipano:
Monica Donini, Presidente dell’Assemblea Legislativa
della Regione Emilia-Romagna
Stefano Versari, Vice Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna
Ore 9:30
Sessione 1: Responsabilità civile e scelta individuale
Fabio Dei, Università di Pisa
Per un’etica della responsabilità: violenza, giustizia e capacità di scelta.
Barry Van Driel, Anne Frank House, Amsterdam
Prospettive e valenza didattica del progetto europeo R.E.P.L.A.Y.
Intervengono:
Paola Varesi, Museo Cervi
Marzia Luppi, Fondazione ex Campo Fossoli
Fausto Ciuffi, Fondazione Villa Emma
Marzia Gigli, Fondazione Scuola di Pace di Monte Sole
Ore 12:00
Sessione 2: Verso una rete dei luoghi di memoria: l’esempio europeo.
Lore Kleiber, Haus der Wannsee Konferenz – Berlino
Stéphanie Boissard, Maison d’Izieu – Izieu
Ore 13:00 - Buffet
Ore 14:00 – 16:30
Sessione 3: Laboratorio didattico sulla mostra “Tempi di scelta. Storie di 4 luoghi” e presentazione del progetto europeo Remembrance in Europe- Project and Learning Activities for Youth (R.E.P.L.A.Y.)
Questa sessione si rivolge a docenti e studenti che prenderanno parte al progetto R.E.P.L.A.Y.
Conducono i 5 workshop i responsabili didattici delle seguenti istituzioni:
Anne Frank House
Museo Cervi
Fondazione ex Campo Fossoli
Fondazione Villa Emma
Fondazione Scuola di Pace di Monte Sole
Nella giornata dell’11 dicembre, presso la sede dell’Assemblea Legislativa, saranno allestite le mostre “Tempi di scelta. Storie di 4 luoghi” e “Anne Frank, una storia attuale”.
L’allestimento di “Tempi di scelta. Storie di 4 luoghi” proseguirà fino al 22 dicembre e sarà visitabile dal lunedì al venerdì dalle ore 9:30 alle ore 17.
Informazioni:
Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna - Bologna
Servizio Relazioni esterne e internazionali
Tel. +39 051 52.75.883 - Fax +39 051 52.75.827

sabato 5 dicembre 2009

L'epopea della Linea Gotica nella strenna della Cassa di Ravenna e in una guida sui luoghi delle bettaglie


L'epopea della Linea Gotica nella strenna della Cassa di Ravenna e in una guida sui luoghi delle bettaglie
Il Resto del Carlino, 3 dicembre 2009. p. 18
Viaggio fra i bunker. Qui sparavano tedeschi e Alleati
di ANDREA FONTANA
I CIMITERI. Ordinati, con le lapidi in fila come denti di un rastrello, a custodire caduti di fronti un tempo opposti, e che ora si guardano da un crinale, da un avallamento, da una cresta all’altra dell’Appennino: marmo bianco per gli Alleati, pietra grigia per i tedeschi. E i bunker. Ruvidi, squadrati, in cemento grezzo e tagliente chiazzato di muschio, dilavato dal tempo, invaso di tronchi infranti, sbriciolati, marciti nella putredine generale del sottobosco di faggi. E i cippi. Bassorilievi in bronzo, intagli a trapano nel granito, sagome di globi brasiliani, foglie canadesi d’acero, unicorni britannici, e le mute superfici delle lastre tedesche, dove nessun simbolo è possibile.
ORA CHE l’inverno ci ha raggiunti, come 65 anni fa sulla Linea Gotica quando la spinta alleata si arrestò nelle gole montane e sui fossati della linea difensiva nazista, è questo il momento giusto per ritagliarsi un po’ di spazio, infilarsi stivali di gomma, raggiungere frazioncine sperdute o infilarsi per boschi di castagni, scendere torrenti, dove in mille anfratti ancora inesplorati giacciono le scorie della guerra, elmi, taniche rotte, granate.
Per chi parte fidandosi del caso, o per chi segue i percorsi turistici che nell’ultimo decennio si sono moltiplicati fiancheggiando resti di trincee e piccoli musei pubblici e privati, può essere utile farsi accompagnare da una guida che di quell’arco teso fra Tirreno e Adriatico, e flesso al centro sulla Futa, comprenda l’intero tracciato. E’ il caso dell’ultimo lavoro di Gabriele Ronchetti, che da tempo lavora sulla memoria e il recupero del fronte appenninico, e che ha pubblicato ora ‘La Linea Gotica: i luoghi dell’ultimo fronte di guerra in Italia’ (edizioni Mattioli 1885, 167 pagine, 15 euro): un libretto pensato apposta per chi vuole mettersi in viaggio, e che al termine di ogni itinerario — dal Mugello alla Futa, il Santerno e il Senio, le valli del Setta e del Reno, tanto per citare—riporta gli indirizzi utili per il turista-esploratore: uffici turistici, ristoranti, alberghi.
Un vademecum per iniziare un viaggio. Soltanto iniziarlo, perché poi, per chi si perde nelle storie di una montagna dove qualsiasi anziano sulla soglia di casa può raccontarti una sua storia di tedeschi, americani e partigiani, il modo per trovare altri mille sentieri non manca di certo.

In prima linea con foto e film raccolti dall’Istituto Luce
—RAVENNA—
LA GRANDE STORIA, fatta di foto e video, rivive nella strenna 2009 del Gruppo Cassa di Risparmio di Ravenna spa (ne fanno parte oltre alla capogruppo Cassa di Ravenna, la Banca di Imola Spa, il Banco di Lucca e del Tirreno Spa e Carimilo, Cassa dei Risparmio di Milano e della Lombardia Spa) e della Fondazione Cassa di Risparmio attraverso le ricerche svolte da Antonio Graziani negli archivi dell’Istituto Luce. Ne è uscita un’opera storica pregevole su «Lo sfondamento della Linea Gotica», cronaca fotografica della seconda guerra mondiale, dal settembre 1944 all’aprile 1945, con le immagini originali degli eserciti inglese e americano, conservate negli archivi dell’Istituto Luce di Roma e dell’Imperial War Museum di Londra. L’iniziativa, il diciassettesimo volume della collana, costituisce la continuazione di precedenti volumi, sempre editi dalla Menabò di Forlì, che hanno concorso
alla promozione dei filmati e dei volumi su «Ravenna, immagini del ‘900», «La Romagna della Via Emilia», «La Riviera adriatica dell’Emilia Romagna» e «Bologna e la sua provincia, fra gli anni ’20 e gli anni ‘70». L’opera di quest’anno, aperta dalla prefazione di Antonio Patuelli, presidente del gruppo, di Lanfranco Gualtieri, presidente della Fondazione, di Alberto Domenicali, presidente della Banca di Imola, di Giovanni Baroni, presidente di Carimilo e di Luigi Minischetti, presidente del Banco di Lucca e del Tirreno, è la continuazione di un itinerario nella nostra storia recente anche attraverso la testimonianza dei Combat Film conservati dall’Istituto Luce, e la descrizione dell’attraversamento degli alleati nel 1945 della linea gotica e del passaggio del fronte. La «Linea gotica» era una robusta rete di fortificazioni che la strategia militare della Germania aveva costruito, come ultimo baluardo difensivo, tra l’Adriatico e il Tirreno. Le del volume e del filmato con gli attacchi alla Linea Gotica conclusi nell’aprile 1945, con le giornate che portarono all’attacco risolutivo e alla Liberazione delle tante città, fotografano i momenti più drammatici del conflitto.

Fivizzano (Massa): QUELLA STRAGE NAZISTA SENZA RISARCIMENTO

Da Repubblica del 21 novembre 2009 (p. 38)
Quella strage nazista senza risarcimento
Gentile Augias, ho rintracciato copia di una lettera inviata nel 1945 ad una zia emigrata in America. La si informava della tragedia avvenuta a San Terenzo dei Monti di Fivizzano (Massa Carrara). Il 19 agosto 1944 un congiunto aveva avuto la sfortuna di ospitare il maggiore delle SS Walter Reder con i suoi subalterni. Per ricompensa la moglie e cinque figli vennero trucidati come rappresaglia antipartigiana con una moltitudine di compaesani quasi tutti donne e bambini. Il paese venne messo a ferro e a fuoco e i nazi-fascisti vi rimasero fino al 23 aprile ' 45 in quanto era una posizione strategica in quel lato della Linea Gotica. ' L' armadio della vergogna' ha impedito per oltre mezzo secolo qualsiasi richiesta di giustizia. Il 26 giugno u. s. il tribunale Militare di Roma ha condannato nove ex ' SS' del battaglione Reder all' ergastolo come responsabili della strage. Ha anche condannato il governo della Repubblica federale tedesca a risarcire i familiari. Il governo tedesco ha fatto sapere che non risarcirà niente e di aver presentato ricorso al tribunale dell' Aja per analogo episodio accaduto a Civitella val di Chiana. Motivazione: un tribunale italiano, condannando in concorso la Repubblica tedesca avrebbe violato il diritto all' immunità degli Stati sovrani. Se lei pubblicasse la lettera forse qualcuno in Germania potrebbe vergognarsi. Roberto Oligeri
La lettera è del 3 luglio 1945 racconta alla zia negli Stati Uniti la tragedia avvenuta un anno prima. Eccone alcuni stralci: «Il 19 agosto 1944 la moglie di Mario e i suoi 5 figli, dai 3 ai 19 anni, venivano trucidati dalle belve delle ' SS' insieme a molte persone tra le quali il parroco. Ci è toccata anche la beffa di essere obbligati ad ' ospitare' a pranzo all' osteria il comandante e gli altri ufficiali di quella banda di criminali assassini ...dopo il pranzo la soldataglia ci ha rubato biancheria e merce bruciando quello che non potevano portare; hanno rubato anche il bestiame dalla stalla. ... Lo scorso inverno per salvare almeno nostro nipote dottor Giulio di ritorno dall' Albania dov' era ufficiale medico e che non s' era più presentato al reggimento divenendo per loro un disertore, pensa che gli abbiamo ricavato un nascondiglio prosciugando il pozzo che si trova sotto la pedana del bancone; lo facevamo uscire solo di notte per le sue necessità, in quella catacomba c' è rimasto dei mesi...La angustie e i tormenti continuano anche oggi la maggioranza delle popolazione soffre per mancanza di cibo e la gente va in buona parte scalza...». La Germania di oggi nulla ha a che vedere con quella del nazismo ed è probabile che qualcuno si vergogni. Chissà se anche in Italia si vergognerà qualcuno tra coloro che hanno dimenticato che cosa volle dire vivere per un anno e mezzo sotto feroce dominio straniero. - CORRADO AUGIAS

giovedì 3 dicembre 2009

"Ugualianza e giustiza" di Celso Battaglia

Riceviamo e pubblichiamo questa poesia di Celso Battaglia

Ugualianza e Giustizia

Finita è la guerra diamoci la mano,
Figli siamo di una stessa nazione.
Mai repubblichino uguale a partigiano!
Non confondiamo il torto e la ragione.

Con l'oppressore per opportunismo,
Forse qualcun di loro in buona fede?...
Certo non si potrà dir per altruismo,
Poiché a questo più nessuno crede.

Suo nonno è morto nel suo letto,
Il mio nei boschi è stato trucidato.
Pagato non hanno le sue colpe.
Ora l'un l'altro si vuole assimilato.

Chi con l'invasore squartava donne,
Lanciava bimbi in aria e gli sparava.
Oggi, non perdono, riconoscenza vuole.
Ma allora l'uguaglianza dove stava?

Rispetto, pietà o compassione
Per donne e bambini non vi è stato.
Con quale pretesa, o qual ragione,
L'un l'altro venga oggi equiparato?

I morti sì sono tutti morti,
Non tutti con la stessa sepoltura.
Non vorrei che qualcun vengan risorti!
Vi dico che io ho ancora assai paura.

Da tempo il progetto si prepara.
Vegliate: sta venendo lentamente.
Che la storia si ripeta non è rara,
Possibile non si possa far niente?

Le ronde già si sta legalizzando.
A quel tempo erano solo tollerate.
Pian piano il potere van prendendo,
Le squadre (olio di ricino e bastonate.)

Celso Battaglia

Ravenna, 3 dicembre 2009: Proiezione documentario "Lo sfondamento della Linea Gotica" di Antonio Graziani


Dal sito della Cassa di Risparmio di Ravenna
Ravenna, 3 dicembre 2009: Proiezione documentario "Lo sfondamento della Linea Gotica" di Antonio Graziani
Il Comune di Ravenna, in occasione del sessantacinquesimo Anniversario della Liberazione di Ravenna, 4 dicembre 1944, promuove giovedì 3 dicembre p.v., alle ore 20,30, presso il Cinema City, il Multisala di Ravenna in via Secondo Bini n. 7, ingresso libero per la cittadinanza, la proiezione del Documentario storico di Antonio Graziani su “Lo sfondamento della Linea Gotica”, filmato realizzato grazie alle importanti ricerche svolte da Graziani negli archivi dell’Istituto Luce su commissione del Gruppo Cassa di Risparmio di Ravenna Spa, che lo ha adottato come Strenna, in volume e dvd, per l’anno 2009.
L’opera documentale è la cronaca fotografica della seconda guerra mondiale, dal settembre 1944 all’aprile 1945, con le immagini originali degli eserciti inglese e americano, conservate negli archivi dell’Istituto Luce di Roma e dell’Imperial War Museum di Londra.
L’iniziativa editoriale del Gruppo Cassa di Risparmio di Ravenna SpA, con tutte le Banche che ne fanno parte (oltre la Capogruppo Cassa, la Banca di Imola Spa, il Banco di Lucca e del Tirreno Spa e Carimilo, Cassa dei Risparmi di Milano e della Lombardia Spa) e della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna rappresenta il diciassettesimo volume della collana che si sta sviluppando da oltre 15 anni ed è la continuazione di un itinerario nella nostra storia recente, capace di riscoprire diverse ed autentiche curiosità culturali d’epoca proponendo la trattazione storica anche attraverso la testimonianza dei cosiddetti Combat Film conservati dall'Istituto Luce, e la descrizione dell'attraversamento degli alleati nel 1945 della linea gotica e del passaggio del fronte.
Alla proiezione del Documentario interverranno, oltre all’autore Antonio Graziani, il Sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci ed il Presidente del Gruppo Cassa di Risparmio di Ravenna Spa, Antonio Patuelli.

Le iniziative legate al 4 dicembre: la liberazione di Ravenna
Dal Quotidiano del Nord del 1 dicembre 2009

mercoledì 2 dicembre 2009

"Vinchese fuggiasco" di Celso Battaglia

Vinchese fuggiasco

Quei monti diletti
(1)Col pizzo per tetto
Rifugio t'an dato
Quand'eri braccato
Da estraneo invasore
Cui aiutò il traditore

Tedesco e Italiano
Si dieder la mano
Il vicin t'ha tradito
E il martirio hai subito.

Nascosto tra i monti
In grotte e per ponti
Nei boschi fuggisti e,
guai essere visti
dalla grande cozaglia
con fucile e mitraglia.

Spietata la caccia
di quella gentaccia
a spose fiorenti
coi bimbi piangenti;
Pietà non vi è stata
per vecchio o malato:
Di sangue assetati
Eran quei sciagurati
(2)Quel monco selvaggio
gli dava coraggio.

Uccisi e straziati
per odio e vendetta
Venduti al Tedesco
per calcolo infame,
quei corpi scempiati
poi furon bruciati

Ma, in tutte le valli
Rincorse la voce:
"A Vinca c'è stata
una strage feroce":
Ognuno sapeva,
lo Stato taceva.

Fu allor che il potere,
servile ed infetto,
dovette creare
la sporca bisogna
di ascondere i fatti
in armadi vergogna.

Che siano disfatti!
Giustizia sia fatta!
Quel giorno d'agosto
nell'agro di Vinca
non v'eran ribelli
ma solo fratelli!

E Vinca dei martiri,
tornata alla pace
ricorda i suoi morti:
che siano risorti,
che vivano eterno.
E siano dannati
i nemici all'inferno!

Celso Battaglia


(1) Il pizzo D'uccello è la vetta che sovrasta Vinca
(2) Walter Reder organizzò la strage di Vinca, San Terenzo e tutte quelle dell'appennino Tosco-Emiliano. Il braccio lo aveva perduto durante la campagna di Russia.

Tratta dal libro di Celso Battaglia, Vinca. La sua storia e il suo martirio, Felice Editore (San Giuliano Terme, Pisa), 2006, pp. 12-13.

martedì 1 dicembre 2009

Massa: Percorso formativo sulla memoria (25/11 e 4/12)


Massa: Percorso formativo sulla memoria
A cura di: S.T. Ufficio Stampa Comune di Massa, 26 Novembre 2009

"Storia e memoria della guerra e della resistenza: temi, problemi, questioni aperte". E' il titolo del percorso formativo, suddiviso in due parti, che si svolgerà il 25 novembre e il 4 dicembre prossimo, organizzato dal Comune di Massa.
L'appuntamento del 25, in programma dalle ore 15 alle 18 a Palazzo Bourdillon, prevede una "lezione" del professor Paolo Pezzino, docente di Storia Contemporanea presso l'Università degli Sudi di Pisa, agli insegnanti delle scuole medie inferiori del nostro territorio che hanno dato la loro adesione all'iniziativa. Un vero e proprio corso di formazione che rientra nel progetto "Un percorso europeo sui Sentieri della Memoria" per il quale, lo ricordiamo, nell'aprile di quest'anno l'onorevole Elena Cordoni, assieme all'Ufficio Politiche Comunitarie aveva lavorato per partecipare al bando della "Commissione Europea - Istruzione e Cultura", il cui fine è quello di ricordare, tramite la costruzione di percorsi fisici, didattici e multimediali, il periodo storico compreso tra il 1942 e il 1945, nonché il sacrificio della popolazione civile durante la seconda guerra mondiale, offrendo momenti di riflessione per le nuove generazioni. Un progetto giudicato interessante dalla Commissione europea che ha ammesso al finanziamento il Comune di Massa per una cifra di 90.000 euro; progetto che prevede da una parte un partenariato con la città polacca di Nowy Sacz con la quale è stato suggellato un patto di gemellaggio nel 2007, dall'altra l'individuazione di luoghi significativi del nostro territorio teatro di eccidi, resistenza, bombardamenti ed una conseguente cartellonistica in due lingue; la realizzazione di una sezione all'interno del sito del Comune di Massa dedicata ai percorsi della memoria; l'installazione di postazioni audiovisive in luoghi simbolo della città, come ad esempio la sede museale dell'Anpi; la creazione di una rete internazionale con i Paesi europei che hanno avuto vittime nell'eccidio delle Fosse del Frigido; l'attuazione di una offerta formativa, rivolta agli studenti delle scuole del territorio e delle scuole partner; nonché manifestazioni volte a celebrare le date e le ricorrenze più significative.
Insomma, un progetto decisamente interessante e articolato che, come dicevamo, prevede anche la visita guidata, per gli stessi docenti, al Museo della Resistenza di Fosdinovo, fissata per il 4 dicembre con partenza alle ore 14,15 da piazza Matteotti con mezzi messi a disposizione dall'amministrazione comunale.