mercoledì 15 dicembre 2010

Un'onorificenza per Alfonso Pardini, l'uomo che salvò Lucca



Dal sito "Lo Schermo" di Lucca riceviamo e pubblichiamo volentieri l'articolo di Nazareno Giusti

Un'onorificenza per Alfonso Pardini, l'uomo che salvò Lucca

LUCCA, 11 dicembre - Ci sono persone a cui dobbiamo molto, tutti. Perché con le loro gesta, a volte senza accorgersene, ci hanno permesso di vivere nella Libertà, anche se sono sconosciute alla maggior parte di noi. Spesso per la dimenticanza degli uomini, a volte per la loro riservatezza. Uno di questi è sicuramente Alfonso Pardini che, insieme ad altri tre compagni, salvò Lucca dal bombardamento in programma nel settembre 1944.
Oggi, nella sala degli specchi di Palazzo Orsetti, alle 12, gli è stata consegnata un'onorificenza. Meglio tardi che mai.
“Questa cerimonia - dice infatti giustamente Lio Michelotti, presidente delle associazioni combattentistiche - avrebbe dovuto tenersi molti anni fa, ma solo da pochi mesi abbiamo saputo che uno dei quattro giovani eroi era ancora in vita”.
Pardini però, da persona schiva e riservata qual’è, non si è mai vantato della sua impresa, e a guerra finita aveva proseguito nella sua normale vita insieme con la sua famiglia.
“Oggi – ha continuato Michelotti - compiamo un atto di doverosa riparazione.Lucca avrà sempre un posto di riguardo per lui e per gli altri tre suoi compagni".
Per motivi di salute Pardini, non era presente di persona, ma era rappresentato dalla moglie Maria Ester Accosta e dai figli Enzo e Laura che ha ritirato il riconoscimento con il quale, ha detto il sindaco Mauro Favilla, “la città di Lucca in segno di riconoscenza, ha voluto rendere omaggio al coraggio ed alle virtù civiche ed a quel gruppo di ardimentosi che salvò la città dalla distruzione.”
Erano giorni di ansiosa attesa quelli del settembre del 1944. La città delle mura è occupata dai nazisti che, accerchiati, si stanno smobilitando. Pisa è già stata liberata e gli Alleati continuano la loro inesorabile e incontrastata avanzata. La pressione suoi tedeschi è pressante, l'attività patriotica è fervente e entusiasta, dopo tanti mesi di lotta, la Liberazione sembra vicina.
Nella notte del 2 settembre, però, gli uomini di Hitler fanno irruzione nella Certosa di Farneta, facendo oltre cento prigionieri tra religiosi e civili, che lì erano stati accolti e nascosti. Molti saranno deportati nei vicini campi di raccolta di Nozzano, Camaiore e Massa. Un tragico canto del cigno, un ultimo colpo di coda.
Sono ore concitate, il Combat Team dopo aver varcato il foro di San Giuliano si posiziona tra Vorno e Pontetetto, a circa due chilometri dalla città. Tutto è pronto per l'assalto finale. Il generale della Quinta Armata americana è pronto a bombardare la città, per stanare gli ultimi tedeschi.
“Ma per fortuna - dice lo storico Paolo Bottari - quell'attacco non fu necessario perchè un tempestivo quanto provvidenziale e coraggioso interevento dei partigiani lucchesi della formazione “Bonacchi” riuscì a rompere in più punti il fronte tedesco sull'Ozzeri e a raggiungere il comando americano, per informarlo che i tedeschi stavano fuggendo verso i monti”.
Sono Guglielmo Bini, Giuseppe Lenzi, Alberto Mencacci (oggi deceduti) e Pardini che (come ha ricordato questa mattina il direttore dell’Istituto Storico della Resistenza Lilio Giannecchini) “affrontarono con coraggio i pericoli della sortita ed ebbero anche uno scontro a fuoco con la postazione tedesca situata al ponte dei Frati, mettendola fuori uso” e riuscendo a prendere contatto con il comando delle truppe alleate situate a Guamo, informado il colonnello Sherman (che aveva già predisposto quattro batterie di cannoni) dell’avvenuta insurrezione e dell’occupazione della città da parte delle formazioni combattenti.
Sherman, comandante del 370° Combat Team, credette alla loro informazione e decise di sospendere il previsto bombardamento inviando una pattuglia guidata da un capitano. “Questa decisione - conclude Giannecchini - fu essenziale per la salvezza della città, tanto che alcuni anni fa ai due ufficiali americani fu attribuita la cittadinanza onoraria lucchese alla memoria.”
I primi patrioti lucchesi erano già entrati festanti in città anticipando di qualche ora l'ingresso degli uomini del capitano Gandy. Un'anticipazione dell'entrata dell' U.S. Army di martedì 5 settembre. Una data storica per Lucca.
Ma la guerra non era ancora finita.
A poco più di trenta chilometri, seguendo a ritroso il fiume Serchio, passava infatti la Linea Gotica, ultimo baluardo delle Forze dell'Asse. Seguirà un lungo e sanguinoso inverno prima della Primavera della Liberazione.
Ma intanto Lucca era libera. La sua gente, i suoi palazzi, le sue chiese, i suoi santi, le sue tradizioni erano salve grazie al coraggio di uomini come Pardini.

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