Durante l'evento "Le stragi di guerra come fratture" a Monterumici (Monzuno), domenica 14 novembre si è svolto il diorama vivente "17 ottobre 1944: le voci dopo la strage", ecco l'articolo del 9 dicembre 2010 di Francesco Fabbriani apparso sul Resto del Carlino di Bologna
Tedeschi, alleati, partigiani: a Monzuno il Secondo conflitto mondiale è un set
Le colline di Monterumici sono state ancora teatro dello scontro fra esercito tedesco e alleato. Organizzato dalla associazione Linea Gotica si è infatti tenuto una rievocazione storica (diorama vivente) incentrata sugli avvenimenti succeduti nel lontano 17 ottobre del ’44 quando, dopo un feroce scontro in cui gli alleati tentarono per ben 11 volte di conquistare la cima di Monterumici, seguì una pausa per riorganizzare le fila. Il pubblico è stato testimone del pattugliamento di piccoli drappelli di militari. Il comportamento dei soldati corrispondeva a fatti realmente avvenuti. Così uno dei militari americani dice di essere alla ricerca di un braccialetto d’argento perduto durante gli scontri. In effetti nell’area il braccialetto è stato ritrovato anni dopo la guerra e riportava il nome del soldato che lo indossava e della sua innamorata. Ricerche hanno poi rivelato che il soldato ha effettivamente combattuto a Monterumici, ma di lui si sono perse le tracce: uno dei tanti dispersi che non hanno una tomba. Così i militari tedeschi raccontano del loro disprezzo per gli italiani considerati traditori ed esternano la loro rabbia per dover combattere la guerra che avrebbe dovuto essere dell’alleato. Il pubblico ha partecipato con molta attenzione sollecitato dalla ricostruzione con il diorama vivente e dal dialogo con i militari. “L’incontro con personaggi realmente esistiti e l’assistere a episodi realmente avvenuti, è molto bello,” ha detto Lamberto Stefanini dell’associazione ‘La Rana dalla Bocca Larga’. “Il diorama vivente aiuta a ricordare la verità e coinvolge il pubblico che esprime così anche le proprie emozioni” ha precisato Claudio Contri. Annalisa Calabria sta traducendo il diario di un soldato americano e ha detto: “Molto interessante assistere alla storia vera”. Mirco Rinaldi è accompagnato dal figlioletto, il piccolo Francesco: “Sono un cercatore di reperti bellici e in queste zone ne ho trovati diversi”. La professoressa Anna Pozzi giudica molto interessante la rappresentazione: “Fa capire la storia vissuta dai singoli ”. Marialuisa Menegatto ha aggiunto: “Mi è piaciuto molto”. Jan Pascal Marcacci sentenzia: “I morti vanno tutti rispettati. Le idee no”. Giancarlo Rivelli ha tenuto la conferenza finale e ha voluto ricordare: “La storia dell’Appennino bolognese del periodo bellico ha ancora molto da raccontarci”.
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