VILLA MINOZZO. Mauro Monti, detto Remo, è stato uno dei protagonisti al processo di Verona nell'udienza in cui per la prima volta si sono ascoltati i testimoni dell'eccidio di Cervarolo. Le sue parole, il suo gesticolare, la sua passione nel raccontare, hanno conquistato l'attenzione degli studenti reggiani che hanno gremito l'aula del tribunale militare per una lezione di storia in diretta. Lui, Remo, aveva la loro età quando rischiò di essere ammazzato da un soldato tedesco «forse troppo nervoso» e in qualche modo graziato da un commilitone meno feroce. Remo nel 1944 aveva 14 anni e abitava con i genitori a Case Pelati, pugno di case vicino Cervarolo. «La mattina del 19 marzo - ha detto alla corte presieduta dal giudice Santoro - giocavo con altri ragazzi quando abbiamo visto arrivare da nord una lunga fila di soldati tedeschi. Andavano a Cervarolo a cercare gli uomini del paese, ma erano tutti scappati e così proseguirono per Gazzano. Il giorno dopo tornarono». Remo ricorda che nel pomeriggio del 20 vide la case di Cervarolo bruciare e sentì molti spari. «A Case Pelati c'era un piccolo bar e d'un tratto arrivarono alcuni tedeschi, Uno di loro, prima di entrare nel locale, mi affidò il suo mitra. Non so perchè. Rimase con gli altri nel bar per un'oretta, ridevano mentre guardavano dalla finestra gli incendi di Cervarolo». Usciti di nuovo in strada «quello che doveva essere il capo» ordinò al padre di Remo, al ragazzino e altri uomini di trasportare con i carri dei buoi cassette di munizioni verso la Val d'Asta. Lungo la mulattiera uno dei tedeschi si arrabbiò perché non trovava più il suo giaccone, incolpando Remo di averglielo preso. Ad un certo momento caricò il fucile puntandolo contro il ragazzo, ma un altro soldato lo fermò, «disse, questo si risparmia tanto ne abbiamo già fatti fuori altri di giovani». ALTRI ELEMENTI. Il giudice Santoro ha acquisito agli atti del dibattimento 32 foto presentate dall'avvocato Speranzoni riguardanti luoghi e personaggi riferiti all'eccidio del 20 marzo '44. Nell'ultima udienza Annamaria Paini, figlia di Ines Rossi, l'ultima vedova di Cervarolo morta di recente a 96 anni, ha avuto un leggero malore durante la deposizione. Nella prossima udienza le parti civili depositeranno i certificati medici per 3 testimoni che non possono affrontare il viaggio per Verona. In base all'articolo 512 i loro racconti saranno così acquisiti.
martedì 21 dicembre 2010
Remo e il carico di munizioni dei carnefici di Cervarolo
Dalla Gazzetta di Reggio del 19 dicembre 2010
Il carico di munizioni dei carnefici di Cervarolo
VILLA MINOZZO. Mauro Monti, detto Remo, è stato uno dei protagonisti al processo di Verona nell'udienza in cui per la prima volta si sono ascoltati i testimoni dell'eccidio di Cervarolo. Le sue parole, il suo gesticolare, la sua passione nel raccontare, hanno conquistato l'attenzione degli studenti reggiani che hanno gremito l'aula del tribunale militare per una lezione di storia in diretta. Lui, Remo, aveva la loro età quando rischiò di essere ammazzato da un soldato tedesco «forse troppo nervoso» e in qualche modo graziato da un commilitone meno feroce. Remo nel 1944 aveva 14 anni e abitava con i genitori a Case Pelati, pugno di case vicino Cervarolo. «La mattina del 19 marzo - ha detto alla corte presieduta dal giudice Santoro - giocavo con altri ragazzi quando abbiamo visto arrivare da nord una lunga fila di soldati tedeschi. Andavano a Cervarolo a cercare gli uomini del paese, ma erano tutti scappati e così proseguirono per Gazzano. Il giorno dopo tornarono». Remo ricorda che nel pomeriggio del 20 vide la case di Cervarolo bruciare e sentì molti spari. «A Case Pelati c'era un piccolo bar e d'un tratto arrivarono alcuni tedeschi, Uno di loro, prima di entrare nel locale, mi affidò il suo mitra. Non so perchè. Rimase con gli altri nel bar per un'oretta, ridevano mentre guardavano dalla finestra gli incendi di Cervarolo». Usciti di nuovo in strada «quello che doveva essere il capo» ordinò al padre di Remo, al ragazzino e altri uomini di trasportare con i carri dei buoi cassette di munizioni verso la Val d'Asta. Lungo la mulattiera uno dei tedeschi si arrabbiò perché non trovava più il suo giaccone, incolpando Remo di averglielo preso. Ad un certo momento caricò il fucile puntandolo contro il ragazzo, ma un altro soldato lo fermò, «disse, questo si risparmia tanto ne abbiamo già fatti fuori altri di giovani». ALTRI ELEMENTI. Il giudice Santoro ha acquisito agli atti del dibattimento 32 foto presentate dall'avvocato Speranzoni riguardanti luoghi e personaggi riferiti all'eccidio del 20 marzo '44. Nell'ultima udienza Annamaria Paini, figlia di Ines Rossi, l'ultima vedova di Cervarolo morta di recente a 96 anni, ha avuto un leggero malore durante la deposizione. Nella prossima udienza le parti civili depositeranno i certificati medici per 3 testimoni che non possono affrontare il viaggio per Verona. In base all'articolo 512 i loro racconti saranno così acquisiti.
VILLA MINOZZO. Mauro Monti, detto Remo, è stato uno dei protagonisti al processo di Verona nell'udienza in cui per la prima volta si sono ascoltati i testimoni dell'eccidio di Cervarolo. Le sue parole, il suo gesticolare, la sua passione nel raccontare, hanno conquistato l'attenzione degli studenti reggiani che hanno gremito l'aula del tribunale militare per una lezione di storia in diretta. Lui, Remo, aveva la loro età quando rischiò di essere ammazzato da un soldato tedesco «forse troppo nervoso» e in qualche modo graziato da un commilitone meno feroce. Remo nel 1944 aveva 14 anni e abitava con i genitori a Case Pelati, pugno di case vicino Cervarolo. «La mattina del 19 marzo - ha detto alla corte presieduta dal giudice Santoro - giocavo con altri ragazzi quando abbiamo visto arrivare da nord una lunga fila di soldati tedeschi. Andavano a Cervarolo a cercare gli uomini del paese, ma erano tutti scappati e così proseguirono per Gazzano. Il giorno dopo tornarono». Remo ricorda che nel pomeriggio del 20 vide la case di Cervarolo bruciare e sentì molti spari. «A Case Pelati c'era un piccolo bar e d'un tratto arrivarono alcuni tedeschi, Uno di loro, prima di entrare nel locale, mi affidò il suo mitra. Non so perchè. Rimase con gli altri nel bar per un'oretta, ridevano mentre guardavano dalla finestra gli incendi di Cervarolo». Usciti di nuovo in strada «quello che doveva essere il capo» ordinò al padre di Remo, al ragazzino e altri uomini di trasportare con i carri dei buoi cassette di munizioni verso la Val d'Asta. Lungo la mulattiera uno dei tedeschi si arrabbiò perché non trovava più il suo giaccone, incolpando Remo di averglielo preso. Ad un certo momento caricò il fucile puntandolo contro il ragazzo, ma un altro soldato lo fermò, «disse, questo si risparmia tanto ne abbiamo già fatti fuori altri di giovani». ALTRI ELEMENTI. Il giudice Santoro ha acquisito agli atti del dibattimento 32 foto presentate dall'avvocato Speranzoni riguardanti luoghi e personaggi riferiti all'eccidio del 20 marzo '44. Nell'ultima udienza Annamaria Paini, figlia di Ines Rossi, l'ultima vedova di Cervarolo morta di recente a 96 anni, ha avuto un leggero malore durante la deposizione. Nella prossima udienza le parti civili depositeranno i certificati medici per 3 testimoni che non possono affrontare il viaggio per Verona. In base all'articolo 512 i loro racconti saranno così acquisiti.
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