Dalla Stampa dell'11 giugno 2009, riportiamo l'articolo di Maurizio Molinari "Neonazi spara al museo della Shoah"
James Von Brunn (88 anni) servì nella seconda guerra mondiale nell'esercito americano come "PT-Boat captain, Lt. USNR, receiving a Commendation and four battle stars".
Washington: antisemita 88enne colpisce due guardie, una muore
Terrore al Museo dell’Olocausto di Washington. James Von Brunn, un neonazista di 88 anni, si è presentato all’entrata del museo che si trova a breve distanza dalla Casa Bianca e ha iniziato a fare fuoco, adoperando un fucile calibro 22. È riuscito a sparare almeno cinque proiettili, ferendo due agenti di guardia - uno è morto in serata - prima di essere investito dai colpi degli altri uomini del personale di sicurezza. La sparatoria è durata «meno di tre minuti», secondo la ricostruzione dei testimoni, scatenando il panico dentro un museo visitato ogni anno da 1,7 milioni di persone.
Sono stati attimi di terrore per le diverse centinaia di turisti che si trovavano dentro l’edificio di quattro piani che ricostruisce lo sterminio di sei milioni di ebrei perpetrato dai nazifascisti. Chi era al piano terra, e ha visto la sparatoria, si è gettato in strada cercando aiuto e mandando in tilt il traffico nei paraggi del monumento a Washington. Chi invece si trovava ai piani rialzati è stato fatto uscire dal personale del museo attraverso le scale di sicurezza, riversandosi dietro l’edificio.
La coincidenza con il discorso sull’importanza del ricordo dell’Olocausto fatto la scorsa settimana dal presidente Barack Obama nell’ex lager tedesco di Buchenwald è stata identificato dall’Fbi come un possibile movente del gesto, appena appurata l’identità dell’autore dell’aggressione. Si tratta di un «neonazista convinto», come detto da un portavoce della polizia di Washington, perché James von Brunn, classe 1920, figlio di immigrati austriaci, è un veterano della Seconda Guerra Mondiale che negli ultimi anni si è dedicato a diffondere odio contro gli ebrei e gli afroamericani, come testimonia anche il sito Internet che porta il suo nome. Ha scritto libri antisemiti come «Uccidi i migliori gentili» e «Il peggiore errore di Hitler». Ha anche la fedina penale sporca avendo scontato 6 anni e mezzo di detenzione in un penitenziario per aver tentato di rapire dei membri della Federal Reserve. Von Brunn attribuisce quella sentenza ad una «giuria composta di ebrei e negri» e, sul proprio sito, si definisce un seguace del movimento per la costruzione dell’«Impero Sacro d’Occidente» destinato a riscattare «i gentili» dall’«oppressione giudaica».
Il sindaco di Washington, Adrian Fenty, ha condannato l’«odioso attacco alla città» facendo sapere che «l’aggressore versa in condizioni critiche», mentre Khaty Lanier, capo della polizia, assicura che «ha agito da solo» e dunque il blitz non sarebbe frutto di un complotto più vasto. Ma Mark Potok, direttore del centro di studi contro il razzismo di Montgomery in Alabama, ritiene che l’aggressione sia «il sintomo di un fenomeno più vasto in atto da diversi mesi in tutti gli Usa», ovvero «il rafforzamento dei gruppi suprematisti bianchi, più numerosi e aggressivi» dopo l’elezione di Barack Obama alla Casa Bianca. In nottata il presidente si è detto «profondamente scioccato per quanto avvenuto, che dimostra la necessità di vigilare contro l’antisemitismo».
Da La Repubblica del 10 giugno 2009 riportiamo l'articolo di Vittorio Zucconi "Washington, spari nel Museo della Shoah. Anziano antisemita uccide una guardia"
WASHINGTON - Cercava il crepuscolo privato delle suoi divinità naziste, il vecchissimo Sigfrido americano di 88 anni che ieri ha invaso da solo il Museo della Shoah a Washington e ha cominciato a sparare, per finire il lavoro che Hitler, Himmler, Heydrich e i suoi eroi nella crociata contro la società multientica avevano lasciato incompiuto.
Alla fine di una vita consumata invano per proteggere la purezza razziale dell'Occidente dalla minaccia di meticci, sanguemisti, neri ed ebrei, James VonBrunn aveva visto il proprio sogno ariano crollare nella disperazione quando un uomo di sangue caucasico e africano si era insediato sul trono del "Sacro Impero d'Occidente", come lo chiama il suo sito internet, e aveva deciso di agire. Ha sparato ai visitatori dello straziante museo che ricorda l'Olocausto ebraico, a 500 metri dalla Casa Bianca, deciso a uccidere o a farsi uccidere. Ha ammazzato una guardia e ne ha ferita un'altra. Ferito dal fuoco di risposta, è ricoverato in ospedale. Valhalla e la Valkirie dovranno attendere.
VonBrunn, con quel suo nome etimologicamente identico a quello di un altro celebre nazista poi riciclato dalla candeggina della Guerra Fredda, Von Braun, non era comunque il solito good ol'boy, il ragazzone ruspante delle Grandi Praterie arruolato nelle miliizie fasciste e antigovernative che puntualmente riaffiorano dal fondo dell'America per far strage di innocenti, come a Oklahoma City, o ammazzare un ostetrico abortista, come nei giorni scorsi nel Kansas, nella loro micidiale confusione fra razza, politica, religione e troppe armi da fuoco.
James, figlio della classica famiglia tedesca piccolo borghese emigrata a metà dell'Ottocento e poi radicata nella rispettabilità delle professioni (il padre era ingegnere civile), era cresciuto nella più banale normalità.
Laureato in giornalismo, forse l'unico sintomo di squilibrio mentale, arruolato in Marina, combattente encomiabile nel Pacifico, dove aveva ottenuto ben quattro stelle al valore, Von Brunn aveva lavorato nei giornali e nella produzione cinematografica, pubblicitaria e televisiva, prima di ritirarsi in una piccola casa sulle sabbie atlantiche del Maryland. In solitudine, ma collegato al mondo grazie a internet, aveva scritto e pubblicato online un libro molto apprezzato fra i gruppi delle croci celtiche, "Uccidete i gentili", una citazione talmudica che lui aveva utilizzato per spiegare che l'ebraismo è religione di morte, dunque da schiacciare. Aveva creato un sito web dal titolo autoesplicativo, l'impero d'occidente punto com, incoronandosi neo Carlo Magno, e il suo nome era venerato nei circoli delle aspiranti sturmtruppen che pullulano nel web.
Il passaggio dalla sua fantasyland-nazi all'azione violenta ha richiesto quasi 89 anni - è nato nel 1920 - fino a ieri mattina, quando si è armato, ha raggiunto in automobile la Capitale, a un'ora di auto, è entrato nel Museo che dal 1993 ha ricordato la Shoah a 30 milioni di visitatori e ha sparato quattro colpi contro le guardie che controllano gli ingressi e i metal detector. Famiglie e scolaresche, abbondanti in questo mese di scuole in chiusura, si sono gettate a terra o nascoste dietro i pilastri, le guardie hanno risposto ai colpi, senza grande precisione, vetrate sono andate in frantumi, spargendo schegge e frammenti che hanno raggiunto un sorvegliante. Una sua piccola notte dei cristalli, come lo sfascio delle vetrine di negozi di ebrei nel pogrom nazista del 1938.
Anziché l'ingresso nel paradiso dei nibelunghi, accanto a Odino e alle Valkirie, il figlio dell'ingegnere tedesco si è garantito il resto della propria vecchiaia in un altro penitenziario federale, dove già aveva trascorso sei anni e mezzo, fantasticando di essere il nuovo Adolfo incarcerato dopo il putsch nella birreria del 1923. Quattordici anni or sono, l'ex giornalista, ex produttore, ex pubblicitario, aveva personalmente occupato la sede della Federal Reserve, la banca centrale americana, arrestando come semplice cittadino che assiste a un flagrante delitto, i funzionari della Fed, per delitti contro i liberi cittadini americani vessati e schiacciati dalla mano del governo centrale asservito alla cabala demo-pluto-giudaico-massonica. Era stato condannato a sette anni da una giuria composta, ha scritto nel suo Mein Kampf, naturalmente da "negri ed ebrei" e ieri ha cercato di saldare il conto.
Obama, avvertito dell'accaduto, si è detto "rattristato" dalla ferita inferta a Washington.
James VonBrunn non nuocerà più a nessuno, ma non era l'ultimo crociato razzista annidato nel ventre di una nazione dalle quale altri terroristi emergeranno, per lottare contro un mondo che li ha lasciati indietro, senza che loro se ne rendano conto.
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