lunedì 28 settembre 2009
Strage Casalecchio la sentenza congela il mistero del 1944
Strage Casalecchio la sentenza congela il mistero del 1944
"L'Unità - Bologna" del 9 settembre 2009
di Giulia Gentile
È una sentenza che assolve,ma solo perché non è certo che l'imputato sia in vita. L'ufficiale che nel '44 ordinò la strage di Casalecchio si è invatti dissolto nel nulla, probabilmente reclutato dalla Cia dopo la guerra.
Si tratto di "brutali assassini", e a pianificarli ed eseguirli c'era il capitano del 16° reparto corazzato nella 16a Panzergrenadierdivision Ss, Manfred Schmidt. Detto questo, però, "sussiste un rilevante dubbio che l'ex addetto alle informazioni e al controspionaggio oggi 96enne non sia piu in vita". In 105 pagine fitte di richiami a documenti recuperati negli archivi tedeschi, e di citazioni dei racconti di famigliari delle vittime ascoltati come testi, la seconda sezione del Tribunale militare di Verona motiva cosi la sentenza che, lo scorso 11 giugno, aveva stabilito il "non luogo a procedere per estinzione del reato" nei confronti dell'unico ex gerarca nazista finito alla sbarra per l'eccidio del cavalcavia, alle porte di Bologna.
VENTI VITTIME Venti fra partigiani e civili rastrellati e fucilati fra Casalecchio e Sasso Marconi dall'8 al 10 ottobre 1944, quando tredici uomini vennero "uccisi a colpi d'arma da fuoco, e poi legati con filo spinato ai pali della corrente elettrica ed alla recinzione di una villetta". Una decisione, chiarisce il collegio presieduto dal giudice Vincenzo Santoro che nel 2007 aveva condannato dieci ex Ss per l'eccidio di Monte sole, "conseguente all'insuperabile dubbio" che, nel frattempo, Schmidt sia morto. Per i giudici del Tribunale militare dove sono state trasferite le inchieste sui crimini di guerra alla chiusura di La Spezia, i fatti di sangue alle porte di Bologna "non ebbero carattere isolato e sporadico ne furono la rabbiosa iniziativa di singoli militari delle Ss". Secondo il Pm Marco De Paolis si tratto di una ben più "vasta operazione, finalizzata a reperire illegalmente mano d'opera" da inviare ai lavori forzati in Germania. "Brutali assassini - scrivono le toghe nella motivazione della sentenza - commessi nel corso del programmato rastrellamento e durante l'altrettanto programmato trasferimento dei civili catturati, che dovevano essere ammazzati con modalità che rendessero evidente che venivano uccisi per vendicare la morte di due soldati del reparto comandato dall'imputato". Nessun dubbio che Schmidt sia responsabile dell'accaduto, per "la sua posizione gerarchica". Per le toghe, pero, "da più di 60 anni non si sa più nulla" dell'imputato, che a detta del commilitone Paul Rosch a meta ottobre '44 "era stato fatto prigioniero dagli americani". E che, per l'accusa, potrebbe essersi costruito una nuova vita all'estero offrendo agli alleati l'esperienza di ex Ss addetto alle informazioni. E su questo che farà leva l'avvocato di parte civile, Andrea Speranzoni, per chiedere al Pm di appellare la sentenza. "Non si tiene conto degli atti dell'anagrafe tedesca - precisa il legale - dai quali emerge che l'imputato non e morto. E nemmeno delle dichiarazioni di Rosch, che a dicembre 2008 ha raccontato che pochi anni fa Schmidt viveva ad Amburgo". Ciò di cui Speranzoni si dice soddisfatto è l'affermazione "a chiare lettere della responsabilità di Schmidt. La sentenza lascia poi aperta la strada del danno civile, da far valere nei confronti della Germania".
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