lunedì 30 maggio 2011

Stragi naziste, 17 ergastolani non scontano la pena


La Stampa - Esteri 29/05/2011 - IL CASO

Stragi naziste, 17 ergastolani non scontano la pena


Molti sono ancora vivi ma non hanno mai pagato per gli eccidi commessi in Italia. Nonostante i mandati d'arresto, la Germania ha sempre rifiutato la consegna

ROMA
Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Civitella Val di Chiana: tutte località tragicamente segnate dalla lunga scia di sangue che nella Seconda guerra mondiale accompagnò la «ritirata del terrore» delle truppe naziste dal nord al sud dell’Italia. Si calcola che furono circa 400 gli eccidi compiuti, per un totale di circa 15.000 vittime innocenti. I responsabili, rimasti impuniti per decenni, sono oggi in gran parte deceduti. Ma non tutti. Diciassette di loro, condannati dalla Cassazione in via definitiva all’ergastolo, continuano a vivere tranquillamente nelle loro case in Germania: questo perchè i mandati di arresto europeo nei loro confronti sono stati respinti al mittente (solo in due casi gli ordini di cattura non sono stati ancora emessi), così come non hanno avuto esito i successivi tentativi dei magistrati di far scontare le pene nel loro Paese.
Il dato è stato confermato all’ANSA dal capo della procura militare di Roma, Marco De Paolis, l’ufficio giudiziario attualmente competente per la stragrande maggioranza di questi procedimenti. Processi che lo stesso magistrato ha in buona parte istruito a partire da metà degli anni ’90, dopo la scoperta del cosiddetto «armadio della vergogna», quando era procuratore militare della Spezia (ufficio poi soppresso). Tra questi ex criminali di guerra, oggi tutti ultraottantenni e alcuni quasi centenari, vi sono i responsabili di alcuni dei peggiori eccidi compiuti nel corso della seconda guerra mondiale. In particolare, sono otto i condannati all’ergastolo dalla Cassazione per la strage di Sant’Anna di Stazzema (560 vittime) che sono ancora in vita e non scontano la pena; tre quelli per Marzabotto (770); uno per gli eccidi di Civitella Val di Chiana, Cornia e San Pancrazio (244); uno per Branzolino e San Tomè (10), uno per la Certosa di Farneta (oltre 60 morti) e uno per Falzano di Cortona (16 i civili trucidati). Solo un secondo condannato all’ergastolo per quest’ultima strage, Josef Scheungraber, di 93 anni, è finito in prigione, ma soltanto perchè è stato condannato anche in Germania per quell’eccidio.
Per tutti i condannati definitivi la magistratura militare ha emesso nel tempo i relativi mandati di arresto europeo, ma la Germania ha sempre rifiutato la consegna (solo in un caso si è ancora in attesa di risposta). I giudici con le stellette hanno quindi giocato la sola carta rimasta, inoltrando al ministero della Giustizia la richiesta di esecuzione della pena in Germania, ma a tutt’oggi non hanno ricevuto alcuna risposta. Di queste loro istanze si sono perse le tracce e allo stato non si sa nemmeno se sia il governo tedesco che deve ancora pronunciarsi, oppure - come sembrerebbe, stando ad indiscrezioni che però non è stato possibile verificare - se è quello italiano che non ha mai inoltrato l’istanza alla Germania. Solo per due dei condannati dalla Cassazione al carcere a vita - ritenuti responsabili delle stragi compiute nell’agosto ’44 nel comune toscano di Fivizzano, dove furono trucidate complessivamente 346 persone, in maggioranza donne e bambini - il pubblico ministero non ha ancora spiccato il mandato di cattura europeo in attesa che diventi irrevocabile la condanna anche per altri due coimputati. Ma è difficile che la Germania adotti una decisione diversa dalle precedenti.

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