lunedì 22 marzo 2010

La II Guerra mondiale attraverso gli occhi di nostro nonno


Da www.alboscuole.it riportiamo questo articolo del 22/03/2010 - 12.03

La II Guerra mondiale attraverso gli occhi di nostro nonno

Mio fratello e io abbiamo deciso di intervistare nostro nonno perché è stato a contatto con gli eventi della II Guerra Mondiale vivendo in giovane età molte esperienze difficili, ma importanti da conoscere. 1)Quanti anni avevi quando è scoppiata la II Guerra Mondiale? Quando è incominciata, nel 1940, avevo circa la vostra età, 12 anni. 2)Hai partecipato alla guerra come soldato? No, non mi sono potuto arruolare perché ero troppo giovane. 3)La tua famiglia com’è stata coinvolta negli eventi bellici? Quel periodo è stato molto duro; dovevamo rimanere spesso nascosti. Quando c’erano i rastrellamenti, i Nazisti entravano con la forza nelle case per requisire grano, farina e bestiame perché avevano bisogno di cibo. Abbiamo dovuto difenderci anche dai bombardamenti, non tanto quelli aerei, che colpivano maggiormente i centri abitati, ma dalle granate dei cannoni, che a volte arrivavano anche a pochi metri dalla nostra casa. Addirittura una entrò anche nella nostra abitazione; fortunatamente non scoppiò perché era difettosa. Spesso venivano minati anche i campi vicino alle case, quindi bisognava stare molto attenti. Inoltre, durante l’ultimo periodo della guerra, la nostra casa fu occupata da un gruppo di soldati (Canadesi e Indiani) dell’esercito alleato. 4)Sei mai stato costretto a nasconderti per non essere ucciso? Sì, mi è successo molte volte! Le donne potevano circolare per le strade, quindi andavano ad avvisare che stavano arrivando i Tedeschi per portare via gli uomini; così noi ci nascondevamo in rifugi scavati sottoterra. Quando bombardavano le città, molti scappavano e cercavano riparo in case di campagna; la mia famiglia ha anche ospitato dei rifugiati, e abbiamo diviso con loro lo spazio e il cibo. Con queste persone si è stretto un legame così forte che ancora oggi si mantiene. 5)Qual è stato il momento in cui hai avuto più paura? E’ stato quando, fra l’11 e il 12 del 1944, si è svolto uno scontro durissimo tra alleati e Tedeschi lungo il fiume Lamone (la mia casa era a pochi metri da uno degli argini). I bombardamenti finirono quando i Tedeschi batterono in ritirata e i soldati allo sbando, privi di ordini, si rifugiarono sfiniti nelle abitazioni dei civili e si arresero agli alleati. Lo scontro fu molto violento e in alcune zone (lungo canali, strade e fossati) c’erano tantissimi cadaveri di soldati; è stata una vista straziante che non sono mai riuscito a dimenticare; alcuni militari, feriti gravemente, erano riusciti a tirare fuori dalle tasche la foto di un familiare, ed erano morti così, con quell’immagine tra le mani. 6)Hai mai dovuto lasciare la tua casa? No, perché in campagna i civili erano un po’ più protetti, mentre nei centri abitati il pericolo era maggiore, visto che gli attacchi aerei si concentravano sulle vie di comunicazione importanti come ponti, linee ferroviarie ed elettriche, etc. La nostra zona si trovava comunque lungo la linea gotica dove il fronte si è fermato per molto tempo e lo scontro tra alleati e Tedeschi è stato violento. Come si può ben immaginare la situazione ha pesato molto anche sui civili! 7)Riuscivate ad avere informazioni sull’andamento del conflitto? Sì! Un soldato tedesco, che aveva disertato e si era nascosto a casa nostra, riusciva ad avere informazioni sugli spostamenti degli eserciti e ci teneva aggiornati. Inoltre ascoltavamo Radio Londra che forniva continuamente notizie sull’andamento del conflitto. Dal momento che era proibito, ascoltavamo la radio di nascosto, chiusi in casa e tenendo il volume basso; rischiavamo di essere fucilati nel caso che Fascisti o Nazisti ci scoprissero! Durante i comunicati venivano anche pronunciate delle frasi in codice come ad esempio “Le mele sono mature”, di cui non capivo il senso, e che erano rivolte ai partigiani. 8)Che cosa ti è rimasto più impresso di questa terribile esperienza? Oltre alla durezza di certi momenti e alla sensazione costante di paura, mi sono rimasti impressi anche la capacità e la volontà di alcune persone, in un periodo così difficile, di aiutarsi a vicenda rischiando a volte la vita. Ricordo anche molto forte il senso di libertà provato dopo la vittoria degli alleati e la fine di un regime dittatoriale e violento come il Fascismo.

Nessun commento:

Posta un commento