La didattica autobiografica
Una traccia per percorsi scolastici alla scoperta di sé e dell'altro
L'attenzione per i processi mentali non deve rappresentare un'occasione episodica in ambito didattico, ma un'occupazione costante di ogni singolo docente, per rendere il discente consapevole delle operazioni mentali da compiere al fine di risolvere compiti e problemi, sia di natura teorica che pratica.
Il nostro modello di attività mentale è sistemico: ogni manifestazione del pensiero può essere studiata solo in correlazione con le altre.
"Pensare" significa mettere in relazione diverse componenti del pensiero, nella loro intrinseca dinamicità e interattività, in una prospettiva di rivalutazione della natura processuale e dinamica dell'esistenza mentale.
L'intelligenza è l'identità stessa del soggetto: significa approssimarsi all'"altro", al suo modo di attribuire senso e significato alla realtà: le cose, gli altri, il mondo, sé stessi. Secondo Bruner l'intelligenza è ricerca continua di significati per "leggere dentro" [intelligere] i vari aspetti ontologici dell'esistenza.
Il potenziale intellettivo è contrassegnato da una macro-facoltà: la metacognizione. Il soggetto intelligente, per dare significato alla realtà, utilizza la facoltà metacognitiva grazie alla quale descrive il lavoro della mente rispetto ai singoli domini mentali, potenziandoli attraverso la pratica intellettiva.
•Dominio autocognitivo - (rimemorazione, pensiero retrospettivo) consiste nell'e-vocazione del proprio passato attraverso l'introspezione, in un'attività autocognitiva.
•Dominio estatico - (attesa estatica) implica l'uscita da sé, accogliendo tutte le sensazioni che derivano dalle percezioni, limitandosi, metacognitivamente, a descrivere ciò che si percepisce.
•Dominio eterocognitivo - (pensiero costruttivo) dove la cognizione lavora su ciò che è altro da sé, verso persone e cose; in virtù di esso la mente organizza il reale mediante classificazioni, attraverso un pensiero costruttivo.
•Dominio interpretativo - (pensiero categorizzante) utilizza modalità metaforiche, immagini simboliche per interpretare la realtà attraverso modelli mitici, entità umane o sovrapersonali che appaiono avere verità assoluta.
Le finalità didattiche del metodo autobiografico consistono nella messa in luce di stili, codici, funzioni comunicative, norme e regole di interazione per imparare a pensare: sperimentare il piacere e l'emozione di questa attività liberatoria, riabilitando la facoltà di pensiero, nell'attribuzione di senso e significato alla realtà (ermeneutica interpretativa), stimolando il potenziale cognitivo del soggetto.
Lo stile educativo del "formatore autobiografo" è caratterizzato:
•dalla capacità di ascolto, non scadente nel nozionismo;
•dall'attività dialogica, evitando l'univocità dell'interrelazione comunicativa;
•dalla facoltà e predisposizione a domandare e problematizzare per ottenere un interscambio dialogico proficuo, nel confronto tra diversità.
Contenuti e metodologia
In questa tipologia di laboratorio a base pedagogica, si è impostato un lavoro creativo a livello cognitivo/apprenditivo con un richiamo didattico a contenuti basati sulla narrazione di sé, in forma prima orale e collettiva, di seguito più individuale, scritta, sotto forma di diario, sia personale che ri-partecipato tramite la lettura in classe reciproca e comunitaria.
"L'uomo che non ritorna su quanto ha vissuto resta alla superficie di sé stesso. Non c'è esperienza nel puro accadere degli eventi" (J. Thomas).
Grazie a questo approccio il gruppo classe diviene un'imprescindibile risorsa di esperienze per l'autonomia di ogni singolo elemento a livello didattico e interdisciplinare. Questo nell'ambito di una pratica pedagogica ed educativa che ritrova i suoi addentellati e retaggi nella pratica e cultura educativa militante sia a livello sociale ("pedagogia della memoria") che retrospettivo/introspettivo come cura e riappropriazione di sé, sulla base di un processo di auto ed eteroreferenzialità: il diverso, l'altro diventa veicolo alla riscoperta e alla stima di sé, tramite un progetto multidisciplinare di "educazione interiore" permanente.
"L'educazione interiore, come contemplazione, meditazione, autoriflessione, lungi dall'essere soltanto una via ascetica, laicamente costituisce un programma che donne e uomini si sono sempre dati per ampliare pensiero ed intelligenza, per conoscere di più sé stessi: attraverso l'esplorazione della loro autobiografia, una maggiore attenzione per la dimensione affettiva, lo sviluppo dell'immaginazione. Pedagogisti, insegnanti ed educatori hanno responsabilità e ruoli nelle attività di ascolto ed interpretazione delle esigenze più nascoste della mente, al fine di formare altri adulti con il compito di educare all'apprendere da sé stessi e a conoscersi, creando spazi e momenti per l'educazione al 'sentirsi persone'"1.
Nei laboratori tenuti dalla sottoscritta si sono indagate essenzialmente tematiche comuni all'età dell'adolescenza, ma si sono verificate anche "trasposizioni", "proiezioni" di progettualità nel futuro, in immedesimazioni verso molteplici e poliedrici "io futuri". Attraverso l'utilizzo di mappe concettuali si sono ricavate le parole chiave, si sono sviscerati i concetti fondamentali relativi a determinati argomenti riguardanti a loro volta l'ampia gamma di eventi appartenenti alle esperienze di vita dell'essere umano.
Questi alcuni dei sentimenti esplorati:
•Amicizia;
•Amore;
•Solitudine;
•Gioia.
Il metodo prevede che si studi e si indaghi, tramite un discorso interrogativo, dialettico, analitico a livello collettivo, d'insieme, coinvolgente il gruppo classe - che prevede anche la partecipazione interattiva dell'insegnante - uno tra i molti sentimenti posti in campo, mettendone in evidenza metafore collegate, luoghi comuni, ricordi personali o componenti archetipiche, collegamenti e ulteriori concetti ricollegati alla parola focus.
Oppure si possono anche esplorare Continua Apicali (Jung) o Peak Experiences (Maslow) dell'esistenza:
•Nascita;
•Morte;
•Vita;
•Fantasia/creatività;
•Gioco/avventura.
Ogni ragazzo, dopo ampia discussione collettiva in classe e dopo aver steso in gruppo una mappa concettuale del tema esplorato tramite un brainstorming sull'argomento, sceglie alcune parole della mappa per rielaborarle ulteriormente sotto forma di dialogo con compagni e insegnante e di testo creativo.
L'intero percorso si conclude in un elaborato scritto di un episodio relativo al tema che ha fortemente caratterizzato il passato dell'allievo o che semplicemente riaffiora in modo istantaneo e istintivo alla sua memoria, alla sua mente.
I laboratori puntano il loro focus educativo ed esperienziale sulla referenzialità reciproca della metodologia del racconto autobiografico: "Nel momento relazionale dell'incontro tra chi è protagonista di una vicenda e qualcuno che si dimostra interessato ad essa subentra l'effetto di eterostima: il narratore si riconosce nelle parole altrui, di attenzione e conferma"2.
Di seguito si prosegue con la riscrittura su quaderno di tali eventi ed episodi riaffioranti dal ricordo evocativo e introspettivo, ricorrendo alle abilità metacognitive del:
•rievocare (ricordare a voce, raccontando);
•commemorare (ricordare insieme);
•rimembrare (ricostruire; riassemblare "membra" di eventi);
•rammentare (riportare alla mente);
•ricordare (riportare al cuore).
In questo modo la personale interiorità e progettualità di chi partecipa viene riacquisita, recuperata, ricondivisa e riattualizzata per l'avvenire più recente o lontano.
"La missione di questo insegnamento è di trasmettere non puro sapere, ma una cultura che permetta di comprendere la nostra condizione e di aiutarci a vivere; essa è nello stesso tempo una maniera di pensare in modo aperto e libero"3.
Laura Tussi
1 Demetrio D., L'educazione interiore. Introduzione alla pedagogia introspettiva, La Nuova Italia, Milano 2000.
2 Demetrio D. a cura di, L'educatore auto(bio)grafo. Il metodo delle storie di vita nelle relazioni d'aiuto, Unicopli, Milano 1999.
3 Morin E., La testa ben fatta. Riforma dell'insegnamento e riforma del pensiero, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000.
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