lunedì 26 luglio 2010

Se n'è andato Vernon Baker, il soldato "nero" che liberò la Versilia

Da "Lo Schermo.it" del 25 luglio 2010 riportiamo l'articolo di Na­za­re­no Giu­sti
Se n'è andato Vernon Baker, il soldato "nero" che liberò la Versilia
VIA­REG­GIO, 25 lu­glio - Il 13 lu­glio è morto, dopo una lunga lotta con­tro il can­cro, nella sua casa dell’Idaho, negli Stati Uniti, as­si­sti­to dalla mo­glie e dai cin­que figli, all’età di 90 anni, Ver­non Baker, l’uf­fi­cia­le della Di­vi­sio­ne Buf­fa­lo che nel corso della Se­con­da guer­ra mon­dia­le si rese pro­ta­go­ni­sta di atti di e­roi­smo du­ran­te le o­pe­ra­zio­ni in To­sca­na a cui il re­gi­sta Spike Lee si è i­spi­ra­to per il suo film "Mi­ra­co­lo a Sant'Anna".

La no­ti­zia è stata data dallo sto­ri­co ver­si­lie­se Da­vi­de Del Giu­di­ce che ri­cor­da: “ nell'a­pri­le 1997 Baker fu ac­col­to a Mon­ti­gno­so e nei paesi li­mi­tro­fi con gran­de ca­lo­re. Venne sco­per­ta una targa in ri­cor­do dei mi­li­ta­ri ca­du­ti e la stam­pa lo de­fi­nì “l'eroe che e­spu­gnò il ca­stel­lo A­ghi­nol­fi”. Sem­pre in quell'oc­ca­sio­ne av­ven­ne l'in­con­tro con E­mi­lio Ber­tel­lo­ni" ri­pro­po­sto anche nel do­cu­men­ta­rio “In­si­de Buf­fa­lo” di Fred Ku­wuor­nu in cui Baker fu in­ter­vi­sta­to dal re­gi­sta italo gha­ne­se sulla sua e­spe­rien­za nella "Black Di­vi­sion". Baker è ce­le­bra­to anche da una sta­tua in bron­zo sul viale Apua a Pie­tra­san­ta.

Te­nen­te del 370° Reg­gi­men­to della 92° Di­vi­sio­ne “Buf­fa­lo” era en­tra­to nell'e­ser­ci­to nel 1941, nel giu­gno 1944 era stato in­via­to in I­ta­lia dove fu fe­ri­to al brac­cio in ot­to­bre.

“La vi­cen­da straor­di­na­ria – dice Gian­ni Giam­pao­li – che vide Ver­non Baker gua­da­gnar­si, se pure molto tar­di­va­men­te, il ri­spet­to e la con­si­de­ra­zio­ne della Na­zio­ne A­me­ri­ca­na si svol­se sulle pen­di­ci del ca­stel­lo di A­ghi­nol­fi. Erano le pro­pag­gi­ni della fa­mo­sa Linea Go­ti­ca­for­te­men­te pre­si­dia­te da trup­pe scel­te ger­ma­ni­che. La sua squa­dra so­pra­van­zò senza farsi sco­pri­re, le linee ne­mi­che e chie­se ri­pe­tu­ta­men­te al suo co­man­do di far a­van­za­re altre trup­pe a so­ste­gno. Pre­sto però Baker capì che sa­reb­be­ro ri­ma­sti i­so­la­ti e senza aiuti da parte del loro co­man­do. Il co­man­dan­te della sua squa­dra, con una scusa lo ab­ban­do­nò, ri­tor­nan­do in­die­tro verso le pro­prie linee. Al­lo­ra Baker si tolse l’el­met­to, come ha poi rac­con­ta­to in se­gui­to, per­chè così po­te­va udire con chia­rez­za i sec­chi or­di­ni che pro­ve­ni­va­no dai ser­ven­ti dei nidi di mi­tra­glia­tri­ce MG42 spar­si e ben mi­me­tiz­za­ti nella ve­ge­ta­zio­ne. Ta­glian­do an­co­ra di­ver­si cavi te­le­fo­ni­ci im­pe­den­do così che que­sti ser­ven­ti po­tes­se­ro co­mu­ni­ca­re tra loro. I­ni­ziò quin­di la sua a­zio­ne so­li­ta­ria e de­ci­si­va, per far fuori que­sti mi­ci­dia­li nu­clei ger­ma­ni­ci. Que­sto sol­da­to di­mo­strò so­prat­tut­to a sè stes­so, che la sua con­di­zio­ne di mi­li­ta­re di co­lo­re, non gli a­vreb­be im­pe­di­to di of­fri­re al suo paese il va­lo­re della sua de­ter­mi­na­zio­ne e del suo co­rag­gio. Fu con il va­lo­re ed il co­rag­gio di que­sti uo­mi­ni che gli Al­lea­ti sfon­da­ro­no fi­nal­men­te la Linea Go­ti­ca e di­la­ga­ro­no al nord, po­nen­do fine in I­ta­lia alla tra­ge­dia della Se­con­da guer­ra mon­dia­le.”

Alla fine del con­flit­to ri­ma­se in Eu­ro­pa sino al 1947 poi con­ti­nuò la sua car­rie­ra come i­strut­to­re pa­ra­ca­du­ti­sta ter­mi­nan­do il ser­vi­zio nella Sa­ni­tà du­ran­te la guer­ra del Viet­nam. Anche se tar­di­va­men­te, il 13 gen­na­io 1997, il pre­si­den­te Bill Clin­ton con­fe­rì a sette mi­li­ta­ri di­stin­ti­si in atti di va­lo­re nel corso del con­flit­to mon­dia­le la Medal of Honor mas­si­ma o­no­ri­fi­cen­za dell'e­ser­ci­to a­me­ri­ca­no. Lui era l'unico vi­ven­te. Quan­do Clin­ton ter­mi­nò il suo di­scor­so disse "God bless you, Ver­non Baker and God bless A­me­ri­ca". Se­gui­ro­no scro­scian­ti ap­plau­si, men­tre lui, non ce la fece a trat­te­ne­re quel­la la­cri­ma che len­ta­men­te gli rigò il volto, ab­bas­sò un at­ti­mo lo sguar­do e poi lo rial­zò, fiero e or­go­glio­so, per­chè die­tro a quel­la la­cri­ma e quel­la me­da­glia c'era la sof­fe­ren­za di un in­te­ro po­po­lo. Fi­nal­men­te ri­scat­ta­to.

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