Sala studio dell´Istituto storico
viale C. Menotti 137, Modena
I conflitti dopo il conflitto: violenza sui fascisti e crisi del dopoguerra in Emilia Romagna e Veneto
Seminario di studi con
Elena Carano, autrice del volume
Oltre la soglia : uccisioni di civili nel Veneto, 1943-1945, Cluep 2007
Nel corso del seminario, tenuto da Elena Carano, verranno toccati alcuni nodi relativi alla problematica questione della violenza contro i fascisti nell’immediato dopoguerra. Muovendo dalle conclusioni di una tesi di dottorato su questo tema nelle realtà veneta ed emiliano-romagnola, si porranno in evidenza cinque aspetti decisivi: l’eterogeneità degli elementi di crisi in atto alla conclusione del conflitto; la specificità della questione della violenza e le modalità attraverso le quali è interpretata e affrontata dai contemporanei; le analogie e le differenze fra il Veneto “bianco” e l’Emilia “rossa” nei meccanismi di uscita dalla guerra; le motivazioni e gli effetti delle riletture politico-culturali della violenza sui fascisti dagli anni Cinquanta ad oggi; i limiti e le potenzialità di fonti e bibliografia per ricerche su questi temi.
Seminario gratuito a numero chiuso (20 posti), con obbligo di iscrizione.
Per informazioni ed iscrizioni: Istituto storico di Modena, tel. 059219442, e-mail segreteria@istitutostorico.com entro mercoledì 3 giugno ore 13.00
Inerenti a tali problematiche è l'articolo apparso sul quotidiano "Il Giornale" il 22 maggio u.s. dal titolo "Ex partigiano confessa: «Quanta violenza in nome della Resistenza»".
Caro direttore,
ho 86 anni e mi scusi se sono costretto a scriverle a mano: non riesco più a usare la macchina per scrivere. Sono stato partigiano. Avevo 22 anni. Mi trovai in difficoltà con gli altri partigiani, quasi tutti reduci di guerra. Io ero il più giovane. Gli altri erano tutti sui trent’anni e anche più. Quasi tutti erano stati soldati nei vari fronti della spaventosa Seconda guerra mondiale. Io avevo ottenuto l’esonero dal servizio militare perché dovevo lavorare per alimentare i miei sette fratelli. Mio padre era morto d’infarto. Finita la guerra ci fu un’orgia tremenda con la caccia al fascista. Non soltanto venivano maltrattati quelli che avevano aderito al fascismo, ma tanti altri, che con il fascismo non avevano mai avuto nulla a che fare. Fu un’orgia tremenda, ripeto. Ricordo alcuni fatti. Un partigiano (però in quel momento si facevano chiamare partigiani anche molte persone malfamate: ladri, provocatori, gente che viveva di espedienti, furto soprattutto) andò nella casa di un impiegato comunale e volle che quella casa diventasse sua. Costrinse il malcapitato a firmare un foglio nel quale era detto che quella casa la cedeva al partigiano e pretese che la famiglia dell’impiegato uscisse di casa, perché quella casa era sua. Questo è uno dei tanti casi di quei giorni maledetti. Ho visto un carcere strapieno di gente (uomini, donne e bambini) arrestata dai partigiani perché fascista. Ricordo una donna che piangendo mi disse che lei non si era mai occupata di politica. L’avevano arrestata perché non voleva cedere la sua casa ad un partigiano. E poi altri fatti dolorosi, che mi costrinsero a ritirarmi. In quelle settimane in cui ero stato partigiano non ho visto altro che violenze tremende, appropriazioni indebite, furti, ricatti. Gli unici a comportarsi bene erano i reduci di guerra trasformatisi in partigiani. Gli altri erano soltanto ladri. Ora mi domando: io non sono in grado di fare lunghi tragitti, cammino con il bastone. E nel 1945 avevo 22 anni. Come mai esistono oggi baldanzosi partigiani che sfilano baldanzosi? Hanno la mia età? E com’è possibile che l’associazione partigiana abbia sempre nuovi iscritti? E la Quinta armata inglese e l’Ottava armata americana, che dalla Sicilia al Brennero, hanno invaso l’Italia liberandola da un regime ormai finito, non sono esistite? Solo le bande di partigiani hanno liberato l’Italia?
- Milano
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