mercoledì 18 febbraio 2009

"Katyn", il film di Wajda dove parla anche del padre morto nella strage


Dal quotidiano online di "Articolo 21" riportiamo questo articolo (nell'articolo è visibile il trailer in italiano):
Esce nelle sale italiane Katyn, il film di Wajda. RaiSat Cinema propone uno speciale.
Ricostruire una storia negata per oltre cinquanta anni. Si tratta della tragedia degli ufficiali polacchi e dei riservisti che, nel 1940, vengono trucidati dall'Armata Rossa su decisione di tutto il Politburo guidato da Stalin. Quasi 22 mila vittime, la cui storia è stata censurata per tutta la durata del regime sovietico. Si trattava dell'elite polacca. Nei ranghi degli eserciti, col grado di ufficiale, entravano infatti tutti i laureati polacchi. Scienziati, legali, giornalisti, uomini di cultura, medici, in pratica la futura classe dirigente polacca. Per i sovietici, che avevano già deciso di spartirsi la Polonia con la Germania Nazista, sarebbe stato molto più semplice raggiungere il risultato privando la Polonia della sua classe dirigente più giovane. Il regista Andrzej Wajda, che perse il padre in quell'eccidio, ha realizzato un film, Katyn, che uscirà nelle sale italiane il prossimo 13 febbraio. Il film ha ricevuto la nomination all'Oscar quale miglior film straniero. RaiSat Cinema, in occasione dell'uscita del film nelle sale italiane, propone un documentario che ricostruisce quella storia anche attraverso le sequenze del film.
Il documentario, dal titolo "Requiem per la Polonia", sottotitolo "Katyn, dentro il film di Andrzej Wajda" è stato realizzato dal giornalista Giorgio Santelli, per lungo tempo direttore di Articolo 21 e attualmente fra i coordinatori del quotidiano italiano on line sulla libertà di stampa legato all'associazione Articolo 21.
"Raccontare le storie che sono state o sono nascoste - afferma l'autore - quelle che hanno negato o negano diritti e libertà, è uno dei motivi che mi hanno spinto ad accettare l'invito del Ministero degli esteri polacco, dell'Ambasciata di Polonia in Italia e del distributore italiano, Marco Mazzarotto (Movimento film). Insieme ad alcuni giornalisti italiani siamo andati in Polonia, a Varsavia, per raccontare quella tragedia. Abbiamo incontrato i familiari delle vittime di Katyn e Andrzej Wajda, le associazioni che in tutti questi anni hanno preservato la memoria, gli storici e i legali polacchi che tentano di ottenere verità e giustizia dalla Federazione Russa, erede dell'Unione Sovietica".
Nel documentario si alternano alcune sequenze del film che fanno da filo conduttore a quella vicenda. Documenti, storie personali attraverso le interviste ai familiari delle vittime, a storici, associazioni per la memoria e legali che stanno tentando, anche attraverso gli esposti di alla corte europea di Strasburgo, di ottenere piena giustizia su quella vicenda.
"RaiSat Cinema è stata molto sensibile ed ha immediatamente raccolto l'idea di trasmettere il documentario che è diventata una produzione del canale Cinema - prosegue Giorgio Santelli.
Il regista Andrzej Wajda nel film "Katyn" rievoca una pagina di storia controversa e dimenticata attraverso la storia di una vicenda familiare. Da anni Wajda, figlio di uno degli ufficiali uccisi a Katyn, sognava di realizzare questo film per dare voce e memoria a quanti furono uccisi nell' eccidio di Katyn.
La trama del film "Katyn" è ambientata nella Polonia del 1939; il film inizia con la scena della fuga di due folle: mentre una cerca di sottrarsi all' oppressione della Wehrmach, l' altra scappa dall' Armata Rossa. (sequenza presente anche nel documentario di RaiSat Cinema). E' il 17 settembre e con il patto segreto Molotov-Ribbentrop la Germania di Hitler e l' Unione Sovietica di Stalin si sono appena divise la Polonia cancellandola dalle carte geografiche. Dopo quella doppia invasione, 22mila polacchi (ufficiali dell' esercito ma anche civili appartenenti all'intellighenzia del Paese) furono arrestati, deportati nei campi di prigionia sovietici, uccisi con un colpo alla nuca nelle foreste di Katyn, Tver e Kharkov e sepolti nelle fosse comuni, mentre mogli e figli che non vennero deportati aspettavano il ritorno a casa dei loro cari dei quali non avevano più notizia. Mosca rigettò la responsabilità del massacro sull' esercito nazista che aveva scoperto le fosse nel 1943, e solo nel 1990 le autorità sovietiche ammisero per la prima volta che a commettere il crimine era stata la polizia segreta di Stalin. Sull' eccidio calò poi il segreto dell' Occidente per il quale nel frattempo Stalin era diventato un alleato prezioso contro la Germania.
Nel documentario la vicenda prosegue anche nei giorni più recenti. Dopo l'apertura di Gorbacev ed Eltsin, si assiste oggi ad una chiusura degli archivi di Mosca voluta da Vladimir Putin e all'archiviazione dell'inchiesta. La verità, quindi, non è ancora completa. La difficoltà nei rapporti con la Federazione Russa legata a questa vicenda con ogni probabilità trae ragioni dal fatto che il riconoscimento di quel genocidio porterebbe la Russia a dover pagare milioni di euro di indennizzo per i familiari delle vittime.
Il documentario si sofferma anche sul comportamento della stampa Russa che, dopo una fase di grande apertura alla vicenda, negli ultimi anni, parla poco di Katyn. Una scelta frutto, in parte, di autocensura determinata dalla paura di innescare possibili reazioni negative da parte del governo russo.
"Un grande aiuto nella realizzazione delle interviste è stato fornito dalla televisione pubblica polacca - conclude Santelli - che ha messo a disposizione mia e di tutti i giornalisti presenti, immagini di repertorio e il documentario realizzato che, in brevi stralci, è citato in quello prodotto da RaiSat Cinema. La produzione cinematografica, il distributore italiano e il regista hanno inoltre liberato i diritti di messa in onda di lunghi stralci del film che arricchiscono il racconto. Un contributo importante a questa ricerca della verità".


Il sito del film "Katyn"

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