martedì 20 settembre 2011

Sulle tracce di mio padre





Da "Il Resto del Carlino" del 18 settembre 2011
"SULLE TRACCE DI MIO PADRE"
Amore nato sul fronte, poi anni di silenzio. 'Mia madre mi vietò di cercarlo finché fosse stata in vita'


di GIANNI LEONI
BOLOGNA
LUI si chiamava David ed era un soldato inglese. Lei si chiamava Fernanda e abitava sull’Appennino emiliano, in una vecchia casa di pietre e di calce. Si incontrarono nell'inverno del '44, sull'eco torbida di un catena di bombe. «Hello», disse lui. «Ciao», rispose lei. Un sorriso ricambiato, uno sguardo prolungato, eppoi un'ora d'amore, prima del sussurro di una domanda e dell'azzardo di una promessa senza tempo: 'Tornerai'? 'Tornerò'. E invece non tornò, il soldato David. Fernanda gli scrisse, ma il postino non suonò neppure una volta al battente della vecchia casa di pietre e di calce, e sul riposo di quel silenzio la guerra spense le sue voci di ordini, di scoppi e di morte.
ADESSO il frutto del fuggevole abbraccio nell'aria gelida di quella sera ha sessantacinque anni, si chiama Davide come il padre svanito oltre l'ultima curva, di cognome fa Perlini come la madre scomparsa nel 2005 e sotto i capelli grigi porta in giro un volto sereno e uno sguardo allegro perché dopo tante ricerche ha finalmente riagganciato il debole filo tra la mamma emiliana e il papa venuto da lontano.
«DA QUAND'ERO bimbo — spiega Davide — non ho pensato ad altro: era ancora vivo quel soldato? Ha saputo di avere un figlio in Italia? E ne ha avuti altri? Quelle domande mi hanno dato la forza di andare avanti. Nel tempo ho preso moglie, sono diventato padre, un povero padre senza padre. Un incubo. Spinto indietro dalla forza di un sogno: riempire quel vuoto. C'è voluto un lunghissimo viaggio tra burocrazia e incomprensioni, ma adesso sono giunto alla meta: una tomba nel cimiterino di Carluke, in Scozia, dove una lapide ricorda papa. E così anch'io ho finalmente un padre, ma anche una nuova, grande famiglia di cui non conoscevo l'esistenza: a mia moglie Emma e a mio figlio Alan, infatti, si sono aggiunti Heather, figlia di papa e quindi mia sorella acquisita e altri parenti».
E' felice, l'ex portalettere bolognese Davide Perlini mentre srotola la trama di un filmino d'amore e di guerra sbiadito dagli anni. «I miei genitori si conobbero a Lagaro di Castiglione dei Pepoli, sui monti di Bologna. C'era il fronte: da una parte gli Alleati, poco più in là i tedeschi. David faceva il portaordini ed era più giovane di mia madre, almeno credo». In quell'orizzonte incupito dall'odio e da un rincorrersi di nuvoloni di polvere da sparo, un militare inglese e una donna italiana scrissero la breve storia di un amore intenso, tra bombe e sospiri, brividi di paura e di piacere. «Quando la mamma si accorse di essere incinta il soldato era già partito. Di quell'incontro le rimasero solo i ricordi dell'unico uomo della sua vita, qualche foto e un indirizzo: David Jackson, 16 New Piace Trenton RD. Bermondsey London. Lei gli scrisse, una mano ignota firmò la ricevuta, ma nessuno rispose».
ANNI lontani, quando un figlio senza papa faceva scandalo. Anche nel borghetto sull'Appennino la notizia della gravidanza portò sorpresa e indignazione e spinse Fernanda nell'angolo delle svergognate. Incinta senza marito? Che disonore! E così, inseguita da un plotone di indici puntati la ragazza di Lagaro prese la via per Milano a fare la serva. «Davide il 'bastardino', e cioè io, era appena nato. Mi sistemarono in un orfanotrofio di Bologna, eravamo in 300, tutti senza genitori, tutti con tanta fame. Dalle camere sentivamo il profumo dei polli arrosto, ma solo quello: mai vista una coscia e neppure un'ala. A 15 anni la mamma mi riprese corrsé in una casa senza gioia. Piangeva sui ricordi, non sul futuro e un giorno mi strappò una promessa: 'Finché sono al mondo — chiese — non devi cercare tuo padre'. Ho rispettato
il patto, ma nel 2005, quando lei a 92 anni se n'è andata per sempre, ho deciso di muovermi anche perché mi sentivo solo, molto solo». Via, allora, con mattine, pomeriggi, sere e notti di veglia, telefonate e messaggi, trasferte e rientri, speranze, rimandi e brusche virate nella delusione. «Ho contattato testimoni, ex militari, paesani, parrocchie, giornali e archivi, ho battuto campagne, casolari, borghi, paeselli e città, ho preso parte a trasmissioni tv come 'Chi l'ha visto?' e 'Festa italiana', ho spedito centinaia di e mail a polizia, carabinieri, attori, politici, cantanti, uomini di sport e di cultura, ambasciate, consolati e diocesi, ma la risposta è venuta ogni volta con un replay da ritornello: 'Bella storia, davvero toccante, ma non posso aiutarla'. Tutti così: un coro. Parole e pacche sulle spalle. Nient'altro o quasi. Io, però, non mi sono arreso. E finalmente, un giorno, la svolta. Fondamentali, una geologa di Matera appassionata di ricerche e un giornalista italiano in Inghilterra. Da loro ho saputo che papa era morto nel '98 e che a Londra vive una sua figlia».
SI SPEGNE nella commozione, la voce di Davide Perlini, ma quando riprende vibra di nuova felicità.
«Ho conosciuto Heather, mia sorella. Che momento! Sono stato da lei per una settimana e ho incontrato altri parenti, tutti sorpresi, tutti entusiasti. Qualcuno è venuto a Bologna e così ho saputo che papa David era il quinto di tredici fratelli di una famiglia originaria della Scozia. Tante altre cose ho mi hanno raccontato di lui e quelle notizie mi hanno riempito il cuore. Adesso sono spossato di gioia, ma prima di rilassarmi ho voluto vivere per un attimo l'atmosfera di papa. E allora sono andato a Carluke, il suo paese in Scozia, mi sono raccolto davanti alla sua lapide, ho visto i luoghi che frequentava, ho respirato a pieni polmoni l'aria di casa, mi sono riempito gli occhi di paesaggi stupendi, gli stessi che aveva guardato lui».
FINISCE qui la cronaca di un amore in bianco e nero riportato all'attualità da un uomo sensibile, ostinato e paziente. David e Fernanda riposano nei rispettivi Paesi, lontani l'uno dall'altra, ma il frutto di quell'incontro ha voluto ricomporre, con un ultimo gesto piccolo e profondo, la trama di un'unione sbiadita dal tempo. «Accanto alla lapide di papa, a Carluke, c'è una pianta di biancospino. Ne ho strappato un rametto e l'ho messo sulla tomba della mamma, a Bologna, accanto a una sciarpa rossoblu di papa». Così, sessantasei anni dopo, il soldato inglese e la ragazza emiliana si sono ritrovati come nella tormentata sera di Lagaro quando lei chiese 'Tornerai?' e lui rispose 'Tornerò'. E' tornato, il soldato David, stavolta nella divisa pacifica, allegra e lieve di un ramoscello di biancospino.

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