Dalla Gazzetta di Reggio del 13 novembre 2010
Ines è morta «ma sarà in aula» La sua testimonianza in un dvd
VILLA MINOZZO. Il suo ultimo desiderio sarebbe stato quello di assistere alla fine del processo. Vederne l'epilogo, ascoltarne la sentenza. Dodici giorni fa, però, è morta. E il pensiero di molti è andato subito a quella testimonianza che lei avrebbe voluto rendere in aula a Verona per far sì che l'eccidio di Cervarolo non rimanga impunito. Ma in aula a Verona Ines Rossi, scomparsa a 96 anni il 1º novembre scorso, ci entrerà lo stesso. E varcherà quella soglia grazie a un video. Un video registrato in cui la donna - l'ultima delle vedove della strage - ripercorre le tappe di quel terribile 20 marzo 1944, giorno in cui marito e suocero le furono strappati con crudeltà, ammazzati dai nazisti «con la complicità dei fascisti». E sarà la figlia Anna Maria ad «accompagnarla» in quel tribunale militare, quando, da dicembre in avanti, i testimoni di Cervarolo cominceranno a sfilare dinanzi ai giudici. Per l'occasione, Anna Maria produrrà un dvd contenente il filmato col racconto di Ines. «E sarà come se lei non fosse mai morta», dice Italo Rovali, che assieme a Massimo Storchi (ricercatore di Istoreco) ha scritto «Il primo giorno d'inverno», dedicato ai fatti e al luogo della tragedia: 24 civili trucidati, parroco compreso. Sul banco degli imputati dodici tra ufficiali, graduati e soldati tedeschi che appartenevano alla divisione Hermann Goering che proprio in quegli anni operava nei territori a ridosso della linea gotica (Andrea Speranzoni, Ernesto D'Andrea e Vainer Burani il collegio degli avvocati per le parti civili). Proprio Storchi, però, sempre a Verona ieri è stato tra i protagonisti di un'udienza che in qualche modo ha rappresentato l'inizio vero e proprio del processo. «Siamo entrati nel merito dei fatti», racconta lo stesso Storchi al termine di un'audizione durata 4 ore. Altrettante ore è durata quella di Toni Rovatti, che al pari di Storchi è il consulente tecnico per la strage di Monchio. La relazione di Storchi - una quarantina di pagine - a questo punto è stata acquisita agli atti. Tre i punti salienti del suo ampio racconto: la figura del parroco, «martire nel vero senso della parola, visto che avrebbe anche potuto salvarsi a scapito dei suoi parrocchiani ma non l'ha fatto», le peculiarità delle persone catturate, «anziani, handicappati e paralitici, a ulteriore testimonianza di una ferocia davvero priva di senso», e il ruolo dei fascisti, «che con le informazioni fornite ai nazisti hanno fatto sì che l'eccidio avesse luogo. Hanno collaborato, insomma, alla morte, e non alla salvezza, dei connazionali». Inserita la relazione tecnica di Storchi nel fascicolo dibattimentale, la prossima settimana - martedì 16 - inizieranno a sfilare i testimoni. Prima quelli di Monchio. Poi - il 17 dicembre, il 26 e 27 gennaio - sarà la volta dei reggiani. (mi.sc.)
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